La parabola che può fare il bene, la soavità di Claire Keegan

Una famiglia irlandese “normale” negli anni Ottanta. “Piccole cose da nulla” di Claire Keegan è un racconto esemplare sulla possibilità dell’individuo di scegliere sempre tra il bene e il male. Un incontro casuale che accende una fiammella e dimostra che il cambiamento verso il meglio parte dall’iniziativa del singolo e coinvolge tutti

Ascoltiamo gli altri o la nostra coscienza, quando sentiamo l’anelito a fare del bene?

Piccole cose da nulla (104 pagine, 13 euro) di Claire Keegan è un libro soave, che parla del bene; parla di questo interrogativo e risponde. Disegna la parabola che può fare il bene che si riceve e, in tempi in cui siamo immersi in cattive notizie, negativi presagi sul futuro dell’Umanità e cronache sempre più buie che restituiscono rapporti inquietanti tra le persone, è un eccezione che illumina l’anima. 

Contro l’indifferenza

Bill Furlong, il protagonista, è un anello della catena del bene al centro di una storia che per metà è storia vera e per il resto fiction. La trama, in aperto contrasto con la Chiesa irlandese e una delle pagine più tristi che abbia scritto, parla di coscienza e solidarietà. Analizza la società e le sue pulsioni egoistiche e omertose, su cui vince l’empatia; un libro che invita a imporsi sull’indifferenza. 

La scrittura di Claire Keegan è scorrevole, ci si concentra sulla storia di questa famiglia irlandese “normale”, qualsiasi, dove tutto e tutti sembrano essere al proprio posto, madre e 5 figlie femmine. Forse, però, manca ancora qualcosa, Bill lo sente dentro di sé e lo traduce in azione, facendo spazio nella sua ripetitiva vita quotidiana, nel lavoro sempre più pressante che toglie spazio, talvolta, anche alla famiglia.

Contro la consuetudine

Siamo negli anni Ottanta, periodo economicamente critico per l’Irlanda e la vita di Furlong procede meglio di quella degli altri. L’incontro casuale con una ragazza ospite del locale convento delle suore, accenderà in lui una fiammella che illuminerà le sue azioni a dispetto dei consigli di amici, concittadini e delle ammonizioni di sua moglie. Il protagonista, orfano di padre e cresciuto grazie all’opera di benevolenza della padrona di casa da cui sua madre era a servizio, agirà in aperto contrasto con la consuetudine. Agirà nel ricordo e nella prova, che la sua vita dimostra, che il bene può creare una vita serena, può fare la differenza.

La storia vera, di cronaca, da cui prende spunto è quella delle c.d. Magdalene Laundries, istituzioni che facevano capo alla Chiesa cattolica, molto contestate in Irlanda per ciò che vi avveniva all’interno e che, nel 1996, furono definitivamente chiuse. Non sarò io a svelare cosa fossero, perché neppure il libro lo fa, per scelta credo. L’autrice ha preferito evocarlo e lasciarlo sullo sfondo, forse proprio per un’approfondimento successivo del lettore. Un modo di informare con la lettura. Fatto è che lì dentro accadevano cose contrarie non solo alla fede, ma anche alla legge, oltre che ai diritti umani.

Contro l’individualismo

Ciò che invece l’autrice ha voluto precisare è la possibilità dell’individuo di scegliere sempre tra il bene e il male, e la storia di Bill Furlong è esemplare.  

L’incipit riporta un’abitudine ormai quasi dimenticata dalla narrativa odierna: l’ambientazione. Crea l’atmosfera. È un libro che si legge in poche ore, e si gradisce così, come una novella delicata, una folata di vento tiepido, malgrado a farla da padrone nella storia siano il gelo e la neve, metafora di una società fredda, fatta di individui individualisti.

Claire Keegan invece mette in risalto una bella versione del non ci si salva da soli, che è sempre bene tenere a mente anche, e soprattutto, di questi tempi. Dimostra, finalmente, che anche il bene può generare bene, perché lo si è ricevuto: chi riceve bene, fa il bene. Un impeto che sale dentro di noi e ci guida ad agire con benevolenza e solidarietà verso gli altri, a superare l’omertà con coraggio.

Contro una realtà negativa 

Piccole cose da nulla, pubblicato da Einaudi grazie alla traduzione di Monica Pareschi, non è una bella favola di Natale astratta solo perché è ambientato dall’autrice in quel periodo dell’anno, è piuttosto un libro che veicola un messaggio importante: il cambiamento verso il meglio parte dall’iniziativa del singolo e coinvolge tutti. 

Consigliato a chi vuole tentare di astrarsi, in poche ore, e lasciare indietro l’incombente senso di una realtà negativa; consigliato a chi si scoraggia, ascoltando telegiornali e storie fatte di violenza, perché genera un momento di serenità con un linguaggio lieve, e una storia tanto significativa dal punto di vista umano. Consigliato a chi conosce poco la parte di sé anarchica che si ribella a ciò che fanno tutti. A chi non si arrende.

Claire Keegan sembra dirci che la società non è altro da noi, la società siamo noi. E questo noi parte dal tu. Solo questa consapevolezza può aiutarci a scegliere sempre in modo favorevole. Scegliere il bene, come Bill Furlong, partendo da piccole cose da nulla, o almeno in apparenza tali.

Un libro che ci meritiamo per indugiare in qualche ora di puro piacere e dolcezza. 

Un libro che fa bene.

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