Sbalorditivo e inquietante il romanzo “Clarissa” di Edith Olivier – via di mezzo fra Austen e Shelley – la cui prima pubblicazione risale a quasi un secolo fa. Una storia che piacerà a chi non disdegna misteri e realismo magico. Una donna sola al mondo sogna un’immaginaria amica d’infanzia, che prenderà vita e diventerà reale con sorprendenti conseguenze…
Negli interstizi della letteratura c’è ancora tanto da cercare e da trovare, da scoprire. Fra chi ci crede davvero va sottolineata l’opera di 8tto edizioni, sigla audace, controcorrente, coraggiosa, che lancia o rilancia autori anglofoni, meglio se allergici a schemi e motivi tradizionali. Una delle ultime proposte è un breve romanzo gotico dai colori vivaci in copertina e dal contenuto che ammalia. L’autrice rispolverata è l’inglese Edith Olivier, scomparsa nel 1948 all’età di 75 anni, a Wilton, dove era nata. Clarissa (168 pagine, 15 euro) è il suo primo romanzo, pubblicato nel 1927: una storia sbalorditiva, inquietante, che piacerà a chi non disdegna misteri e realismo magico.
Perdita e gelosia
La Clarissa del titolo del romanzo di Edith Olivier, che in originale è The Love Child ed è stato tradotto da Cristina Cicognini, è l’immaginaria amica di un’infanzia di una donna rimasta sola al mondo (l’unica compagnia è rappresentata da una cuoca e due servi), dopo la morte della madre: la poco più che trentenne Agatha Bodenham, introversa e corrosa dalla solitudine e dal silenzio, sogna ed evoca Clarissa, che le fa visita e gradualmente assume fattezze sempre più concrete, finendo per diventare una ragazza in carne e ossa: per non dare troppo nell’occhio Agatha finirà per trasferirsi a Brighton, in un hotel, ma pian piano anche chi vive attorno a lei comincia a vedere Clarissa e a relazionarsi con lei; fonte di gelosia per Agatha, che non vuole condividerla con gli altri, a cominciare da un giovane corteggiatore, il vicino David. Dolore della perdita, ma soprattutto maternità negata e desiderio di dare e ricevere amore sono gli elementi che emergono prepotentemente nei quindici capitoli del romanzo, che comprende anche una postfazione illuminante sulla genesi dell’opera.
Paure e ossessioni
Paure, ossessioni, cucite assieme in una narrazione avvincente e rapida, affascinante e inquietante, tengono in pugno i lettori, catapultati nell’Inghilterra conservatrice del primo Novecento e nell’universo solitario di una donna non sposata, appartata. Quando un poliziotto indaga sulla giovinetta, la protagonista non esiterà a mettere a repentaglio la propria reputazione: «Clarissa era sua, sua di un diritto che nessuna legge poteva calpestare». Edith Olivier – che scrisse il romanzo nel giro di poche settimane – sembra una via di mezzo fra Jane Austen e Mary Shelley, e non è peregrina l’ipotesi che il nome di Clarissa sia un omaggio a Virginia Woolf, già autrice di Mrs Dalloway. Clarissa è un’esperienza di lettura fuori dal comune, una strada che vale la pena percorrere
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