“Notte avventurosa nella vecchia Istanbul” è un libro agile, per larghi tratti spassoso e rocambolesco, con risvolti… pulp. L’autore Ahmet Mithat Efendi, morto oltre un secolo fa, è un classico della letteratura turca, che in questo racconto riesce a raccontare, in poche pagine, un’epoca, e a criticarne ironicamente alcuni aspetti…
Cose turche. Nonostante un Nobel di peso, Orhan Pamuk nel 2006, e valorosissimi autori alle sue spalle, fra quelli tradotti in Italia viene da pensare ad Hakan Günday e a Burhan Sönmez, uno sguardo ampio e complessivo sulla letteratura turca, che a livello temporale guardi anche al passato più fulgido, non è così semplice alle nostre latitudini. Ecco perché il progetto portato avanti dalla casa editrice Altano, dichiaratamente “far conoscere la ricchezza culturale della Turchia attraverso i grandi classici ma anche gli autori contemporanei”, è affascinante e audace al contempo. Questa sigla indipendente, con quartier generale in provincia di Padova, non ha ancora una decina di titoli in catalogo, ma sta dimostrando le idee chiare di un progetto vero, ed è una bella mossa fare arrivare nelle librerie un libro sottile di Ahmet Mithat Efendi, giornalista, traduttore, scrittore (di narrativa didattica, che in qualche modo insegnasse, educasse…), scomparso oltre un secolo fa, ma non dai radar della letteratura che conta
Inizialmente una commedia…
Tutto d’un fiato si legge Notte avventurosa nella vecchia Istanbul (81 pagine, 9 euro) di Ahmet Mithat Efendi, tradotto da Salih Ebrar Kuru, volume curatissimo, con note a ogni piè sospinto per chiarire tutto. È un racconto che sembra a lungo una spassosa commedia, anche degli equivoci; ambientato ai primi del diciannovesimo secolo, dunque in piena epoca ottomana, ha come personaggio principale Behram Ağa e alcuni amici, che scompaiono improvvisamente mentre sono impegnati a raggiungere la casa di un amico commerciante, dove trascorrere la serata. Behram Ağa prosegue per il suo cammino, nonostante sia solo, ma sarà l’inizio di qualcosa di rocambolesco…
Un viaggio diverso
In pochissime bizzarre pagine, fra tanto alcol e un epilogo pulp, Ahmet Mithat Efendi, che piazza il suo antieroe all’interno di un armadio, riesce a raccontare un luogo e un tempo, la Turchia dei giannizzeri – i soldati della fanteria dell’esercito privato del sultano, dei pretoriani… – con tanto di spaccato di costume. Classico della letteratura turca, libro agile e semplice sul periodo finale dell’impero ottomano, è carico di satira pura. Leggerlo è un’occasione per fare un viaggio diverso dai soliti tra le pagine di un volume. Dedicato a chi non si accontenta del già letto, ma vuole esplorare terre rare.
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