Tre storie di isolamento e diversità, raccontate con una scrittura di volta in volta sontuosa, impalpabile, esatta, costituiscono “Uscire dal mondo” di Edoardo Albinati. Una lettura deflagrante, che rimbomba in testa e riguarda chiunque, specie nel mondo post-pandemico…
Non ha bisogno di presentazioni Edoardo Albinati che, pur non disdegnando il bel mondo letterario romano, è tutto sommato un premio Strega che non sgomita e bada al sodo, a scrivere libri, galleggiando tra i generi, sempre in modo felice; elogiato a ogni piè sospinto da un collega di valore come Sandro Veronesi, altro vincitore al Ninfeo, e da cui il più recente vincitore del premio letterario più famoso, Mario Desiati, ha dichiarato più volte di andare a bottega. Parecchie sue opere sono deflagranti. L’esempio più eclatante è La scuola cattolica – romanzo dalle dimensioni monumentali, indimenticabile oggetto narrativo, con trasposizione cinematografica – ma nella sua produzione ci sono altri titoli importanti, più sottili se si tiene conto del numero di pagine, eppure altrettanto efficaci nel lasciare un segno addosso a quanti leggono.
Tre esclusi
Tre novelle di solitudine (imposta, ma anche auspicata), diversità e isolamento, raccolte in un unico volume sono la sua prova più recente, edita da Rizzoli: Uscire dal mondo (174 pagine, 17 euro). Un detenuto obeso e borderline è il protagonista della prima storia (Ragazzo A), una ragazza alle prese con una misteriosa malattia e un sacerdote, padre Alighiero, accusato di molestie quelli della seconda (La figlia strana), un musicista solitario e ipocondriaco («lui ci si trovava da tempo in quel luogo di rarefazione e di astrazione…») che prepara una gran festa prima di lasciarsi tutto alle spalle e di non avere più obblighi sociali, della terza (Oubliette). Esclusi, fuori dalla società, vivono questa loro condizione in modi diversi. Albinati sa renderli con una scrittura di volta in volta sontuosa, impalpabile, esatta. Sono rarissimi in Italia gli autori capaci di dosare tutti gli elementi della partitura linguistica di una storia. È un dono che quest’autore romano ha sempre avuto, uno dei suoi punti di forza.
Una richiesta di comprensione
Una lettura del genere, specie nell’epoca in cui siamo immersi, quella post-pandemia, coinvolge tutti e tutti fa riflettere. Dall’isolamento a una vita senza vincoli e legami, il minimo comun denominatore di queste storie di Edoardo Albinati sembra una sostanziale e sotterranea richiesta di comprensione, la voglia di avere un posto nel mondo, essere riconosciuti dagli altri, a cominciare da coloro che nei nostri confronti nutrono certe aspettative. Questi racconti limpidi entrano in testa e rimbombano.
… la vita può essere terribile, e il mondo un posto infernale, e se volete sentirvi dire che la vita è uno spettacolo magnifico cercatevi un altro prete e andate in un’altra parrocchia, non sarà io a restituirvi il sorriso perché tutto al mondo va per il meglio e tutto è buono e bello.
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