Attesa e trasformazione sono le parole chiave del più recente libro della messicana Brenda Lozano, “Quaderno ideale”. Non un romanzo, ma un coltissimo diario di riflessioni, frammenti e appunti, che mescolano alto e basso. La protagonista trentenne, voce narrante, aspetta il ritorno dell’amato dalla Spagna, compiendo un viaggio principalmente spirituale, una metamorfosi
La letteratura contemporanea messicana? È un affare di donne. I numi tutelari sono Juan Rulfo, Jorge Ibargüengoitia, Octazio Paz, Carlos Fuentes, il “naturalizzato” Roberto Bolaño, ma il presente e il futuro volgono decisamente al… femminile. A Valeria Luiselli e Guadalupe Nettel, a Laia Jufresa e Aura Xilonen, che sono ormai note alle nostre latitudini, è doveroso aggiungere Brenda Lozano, classe 1981, che la casa editrice Alter Ego aveva lanciato in Italia nel 2021 con Streghe. Il nuovo titolo, per lo stesso editore, è Quaderno ideale (208 pagine, 17 euro) e gode di una garanzia sul fronte della traduzione, affidata a Giulia Zavagna. Attesa e trasformazione sono due parole chiave di questo libro che non è corretto definire romanzo, sebbene abbia una tenue cornice narrativa. È più che altro uno stravagante diario che cuce assieme il perenne senso dell’attesa, frammenti di vita (Pessoa è un modello quasi dichiarato…), riflessioni, pensieri e appunti. La voce narrante femminile è senza nome, ma ha un gatto dal nome significativo, Telemaco…
Verbalizzare una cicatrice
La scrittura – con continui riferimenti letterari, mitologici, musicali – la conduce dentro se stessa e alla ricerca del ritorno dell’amato, il suo Ulisse: Jonas, con padre e sorella al seguito, è rientrato in Spagna – portando con sé un quadernetto uguale a quello della fidanzata – sulle tracce della madre morta. Visioni fantastiche e spaccati sociali si intrecciano con la quotidianità della protagonista trentenne. C’è il Messico dei politici inadeguati e dell’escalation di violenze, ma non è così preponderante, soprattutto c’è spazio per libere associazioni che spaziano da Ovidio a Shakira, da Fellini e Pessoa, fra incontri (anche immaginari), assiomi perentori («amo le mie pantofole»), telefonate, ricordi e struggimenti. «Il mio quaderno è la mia sala d’attesa» si legge pressoché a metà del volume. E, un po’ più avanti, il senso di questa narrazione, e del cambiamento e dell’evoluzione che ne conseguono, viene esplicitato totalmente, in modo cristallino. Racconta di un incidente in cui è stata coinvolta e che l’ha costretta in coma, e della riabilitazione necessaria, ma è altrove che vuole andare a parare…
Mi è rimasta una cicatrice. Credo che raccontare sia un modo di verbalizzare una cicatrice. Perché non tutti i colpi e non tutte le cadute lasciano dei segni, ecco che ci vengono in aiuto le parole, pronte a combinarsi in modi diversi, in ogni luogo, in ogni momento, di fronte a qualunque caduta, grave o lieve che sia.
Un percorso di libertà
Non è una nuova Odissea quella che imbastisce Brenda Lozano, semmai un’opera super pop, che mescola alto e basso, con grande libertà e inventiva. La lingua usata dall’autrice messicana è tutt’altro che ostica. Il dialogo a distanza con Jonas si nutre di dubbi e nostalgia. Però l’attesa è sacra, la protagonista la vive intensamente, si osserva dentro, si smarrisce anche, si confonde e ha paura, ma finisce per conoscersi di più rispetto a prima del viaggio dell’amato, si ritrova e vive una personalissima metamorfosi. Un percorso interiore di libertà. Quaderno ideale è un libro colto, che non si può etichettare, un viaggio fisico, ma ancor più spirituale.
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