“La vita intima”, romanzo di Niccolò Ammaniti è un libro sulla verità, su ciò che è autentico dentro e fuori di noi. Con linguaggio limpido, scorrevole, preciso, le pagine fermentano, svelando vari livelli di lettura. Protagonista è Maria Cristina, bellissima moglie del presidente del Consiglio, personaggio social che attrae ammiratori e haters, che appare fragile e si ritrova forte. Attraverso il suo graduale cambiamento, nel rapporto con le nuove tecnologie e i social, scopriamo tutti cosa stiamo diventando…
Otto anni di attesa per leggere di una protagonista che si schiaccia un dito del piede nelle prime pagine, ammaccandosi l’unghia che le diventerà pure nera fino a strapparsela per bruttezza? Il nuovo libro di Niccolò Ammaniti, La vita intima (Einaudi, 312 pagine, 19 euro), inizia proprio così con la protagonista che si schiaccia, durante una sessione di fitness col personal trainer, il dito della bellezza, il melluce, il secondo dito del piede, quello che possiede solo il 10% della popolazione mondiale, Venere di Milo compresa. Questo piccolo incidente il lettore se lo porterà dietro come un mantra, un’ossessione per tutto il libro.
Il cambiamento
Ammaniti, da consumato scrittore, usa il melluce come filo conduttore della parabola del cambiamento della protagonista, Maria Cristina Palma: moglie del Presidente del Consiglio, icona dei feticisti di WikiFeet che ne adorano, appunto, i piedi, nonché Donna più bella mondo in carica, secondo una ricerca pubblicata da un’Università della Louisiana, che ne ha fatto un personaggio social seguito con ammirazione dai migliaia di fans sparsi intorno al mondo e odiato da altrettanti haters.
Il simbolo di bellezza viene offeso, si ammacca, provoca dolore e diventa scomodo al punto che sarà la stessa Maria Cristina a staccarsi l’unghia, lasciando indifeso il dito, sebbene dolente. L’unghia crescerà ancora, ma sarà diversa, sarà un’altra unghia.
Anche Maria Cristina Palma sarà un’altra alla fine del romanzo. O meglio, tornerà se stessa, attraversando tutte le avversità e i diktat che l’attuale società le metterà contro per emanciparsi dall’immagine e dal ruolo di bella statuina che la società e la politica hanno voluto disegnarle addosso.
È di questo che parla Ammaniti nel romanzo La vita intima: di chi siamo diventati e come stiamo vivendo.
Prende un grande specchio e ce lo mette davanti per capire a che punto siamo arrivati oggi che la tecnologia e i social media, o piuttosto l’immagine che ci hanno costruito intorno, è una terribile gabbia (benché dorata come quella della protagonista) nella quale si rischia di rimanere tutta la vita prigionieri, senza concedersi la possibilità di cambiare e ri-trovarsi mai.
La doppia integrazione
La vita intima è un ottimo romanzo e sarà un ottimo documento, tra qualche decennio, per capire come eravamo. Per interpretare come ci siamo modificati per via della necessaria integrazione con la tecnologia, sempre più avanzata, e con i social media.
Due variabili potenti, in mutazione costante e rapidissima, con le quali mai prima ci siamo integrati (che si faccia parte della schiera foltissima che li si usa o no, nessuno rimane indenne), sono la cartina al tornasole di un’umanità in cammino che sta subendo, forse, una delle più profonde trasformazioni mai subite nel corso della propria evoluzione.
Col senno di poi, capiremo in che misura e con che valore.
Per ora ci siamo dentro e Niccolò Ammaniti ce lo racconta, come un novello grillo parlante che esalta soprattutto gli aspetti più negativi, quelli che possono compromettere l’identità e il processo di riconoscimento di noi stessi.
Hai visto mai che, leggendo, qualcuno cominci a riflettere sul cambiamento e magari, partendo da se stesso, si riesca anche a cambiare verso di marcia, allontanandoci dal dominio che l’immagine e l’opinione (leggi anche giudizio) altrui sembrano ormai avere sulle nostre vite, senza lasciarci una via di fuga?
Con un tono ironico, sarcastico, cinico, a volte spietato, riuscendo a rimanere leggero, senza scadere mai in sermoni e lezioni di vita, Ammaniti attrae la lettura e impedisce di chiudere il libro per fare altro: la nostra attenzione è tutta su Maria Cristina e sulle sue vicende, sui personaggi, magnificamente caratterizzati, che le ruotano intorno. Attraverso le descrizioni minuziose, l’amico d’infanzia e di sempre, il suo sensualissimo ex, la sua assistente, come pure tutti i personaggi meno significativi, dal personal trainer all’hair stylist, al ministro belga, prendono corpo davanti agli occhi del lettore, si fanno plastici.
Fragile e forte
Maria Cristina Palma ci porta verso noi stessi, interpretando un cambiamento profondo e graduale che lo scrittore descrive in maniera eccezionale, pieno di colpi di scena e incostante. Perché cambiare, per chi teme di farlo, è un lavoro oneroso, un cammino lungo, durante il quale si può anche inciampare, più volte. L’importante è lasciarsi guidare dalla volontà di farlo e rialzarsi.
La protagonista di Ammaniti fa proprio questo e così ci permette di empatizzare con un personaggio fragile che si scopre, invece, fortissimo.
Ammaniti gioca sulla pagina con politica e social media: li battezza insieme come simboli di questa società superficiale dove l’ideologia non conta, importa solo la sensazione che si lascia nell’elettore potenziale; la sensazione che spetta a Maria Cristina è quella di essere un orpello del marito Presidente, deve essere quiescente, come le impone il Bruco, il misterioso social media manager che gestisce le vite di tutti, ma di cui nessuno ha mai visto il volto; che gira con un casco da moto in testa e vive in un camper insieme ai cani randagi che ha raccolto. Tutto per il consenso.
Ogni cosa fila liscia fin quando nella vita artefatta di Maria Cristina irrompe il passato nella figura d’un suo ex che le ripropone un video hot girato insieme a vent’anni.
La paura che questo gesto di amarcord le si ritorca contro e affossi il marito, la condurrà su una strada impervia, piena di ambiguità sul filo delle quali Ammaniti giocherà tutta la seconda parte del romanzo, con maestria, senza far trapelare, se non alla pagina finale, la verità delle cose: chi è davvero chi e cosa vuole. Chi legge prova tutta la tensione di Maria Cristina Palma, immedesimandosi nelle paure, ossessioni e nei guizzi di coraggio che la coinvolgono e sconvolgono.
A tu per tu con il lettore
È un libro davvero intimo quello di Ammaniti, come rivela il titolo. Quella vita intima che nessuno conosce eppure tutti pensano di poter giudicare è un pericolo in una società in cui tutti dicono di proteggerla, ma ne fanno sfoggio, la utilizzano. L’intimità che l’autore crea con il lettore è assoluta, un a tu per tu che impedisce di chiudere il libro senza il rammarico di interrompere il dialogo creatosi con la lettura.
Ci si immerge totalmente in un gioco tra passato e futuro, tra ricordi, aspettative altrui e paure; si conoscono anime, non personaggi, in un gioco costante di opposti: il più significativo è forse quello tra l’hair stylist al centro di Roma e la parrucchiera indiana di periferia.
Tutto è il contrario di tutto, il narratore, anche un po’ inaffidabile, è Ammaniti stesso che, verso la fine del libro, buca anche la quarta parete per parlare con il lettore, gli racconta cose di sé, perfino lui, insomma, instaura un momento di intimità, lo condivide apertamente, volutamente.
Un libro in cui la natura e i ricordi sono il luogo in cui l’anima si ritrova. È lì che la protagonista troverà le prime energie per il cambiamento, una casa di famiglia, benché quasi in rovina, diventa sinonimo della sua identità. Nei luoghi e con le persone con meno sovrastrutture ci si ritrova, così sembra metterci in guardia Ammaniti. La vita vera non è quella che pensiamo che sia, mentre appare su uno schermo di un cellulare o di un tablet, artefatta a tavolino. La vita vera, è quella che, in realtà, nessuno mostra e che accade, inaspettata. È questo gioco tra verità e fiction, che affascina e trascina il lettore nel tentativo di capire ciò che è reale e ciò che non lo è.
La vita intima è un libro sulla verità, sulla ricerca di ciò che è autentico dentro e fuori di noi.
Tutta la lettura coinvolge con un linguaggio limpido, scorrevole, preciso.
La storia di tutti noi
Ammaniti non lascia spazio a fraintendimenti e dove vuole colpire duro, fa anche ricorso alla lingua parlata, sfruttandone la carica di inevitabile immediatezza, senza riserve, senza camuffamenti. Molto si sente anche l’influenza delle esperienze da sceneggiatore, una meraviglia i dialoghi. Uno dei tanti punti di forza del libro.
Un libro con molti livelli di lettura. Alcuni, meno palesi di altri, emergeranno nel lettore solo dopo, una volta metabolizzata la storia per intero al punto di scoraggiare chi, all’ultima pagina, penserà di non aver capito il libro, perché il finale, sintetico come non ci si sarebbe aspettato, potrebbe apparire enigmatico. Tutt’altro. Una caratteristica de La vita intima è fermentare, palesarsi per gradi, a volte rileggendo alcuni passaggi, che per la fluidità dello stile e per malizia narrativa dell’autore sono volutamente rimasti nascosti tra le righe, prima di apparire e svelarsi definitivamente al lettore come parte di un disegno perfetto che è la storia di Maria Cristina Palma e tutti noi.
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