L’anima cosmopolita di una delle signore dell’editoria europea, Teresa Cremisi, emerge nel suo romanzo “La Triomphante”. Sradicata ed errante, poliglotta e sensibile, la protagonista racconta, in una lunga metafora marinaresca, un’esistenza di esili e approdi, folate di vento e una rotta da cercare di mantenere…
I libri nel sangue, Adelphi nel destino. Probabilmente solo Teresa Cremisi, una delle signore dell’editoria europea, poteva succedere a Roberto Calasso come presidente della casa editrice che si identificava totalmente con l’autore de Le nozze di Cadmo e Armonia. Protagonista fra Italia e Francia, cresciuta alla Garzanti delle “primedonne” Gadda e Pasolini, poi in seno a Gallimard, infine a Flammarion: lasciata la presidenza di questa casa editrice, Teresa Cremisi – autori come Yasmina Reza e Michel Houllebecq le devono tanto – ha ceduto alla tentazione di scrivere in prima persona nel 2015, oltralpe.
Da Oriente a Occidente
Ne è valsa ampiamente la pena. Il suo La Triomphante (185 pagine, 12 euro), tradotto per Adelphi dal francese – perché questa è stata la prima lingua che Cremisi ha imparato, ad Alessandria d’Egitto, nel corso dell’infanzia – grazie a Lorenza Di Lella e Francesca Scala, torna in edizione tascabile e questa “metamorfosi” dà l’opportunità di tornare a soffermarsi su un volume molto intimo, estremamente arguto, anche trasognato, che si sofferma sull’evoluzione di una donna di successo e anche di potere, sempre costretta però a fare i conti con un eterno esilio, dopo il primo dall’Egitto di Nasser, che completata la nazionalizzazione del canale di Suez non dà scampo agli stranieri: dopo un’infanzia felice la giovane di Alessandra d’Egitto, però, fa in fretta a trovare una strada per completare gli studi e diventare milanese, mentre il padre italiano Vittorio e la madre spagnola di ascendenze angloindiane Gaby, genitori cosmopoliti e dalle mille vite (“cattolici”, assicura, mentendo, alle religiose dell’istituto in cui è accolta) sono ipnotizzati dalla pioggia televisiva, smarriti, non più quelli della sua infanzia.
Mi ero lasciata per sempre alle spalle l’Oriente, e l’Occidente mi accoglieva a braccia aperte; e forse era meglio così: l’Oriente non sarebbe stato mai più quello in cui eravamo nati.
Gli scrittori che la sorreggono
Sradicata ed errante, poliglotta, colta e sensibile, la protagonista di questo romanzo – in cui a tracce autobiografiche si intersecano vari dettagli d’immaginazione non di poco conto – si fa adottare dalla Francia, ma non fino in fondo. Complice la scoperta dell’origine ebraica nel proprio albero genealogico, è come se la sua corsa, intrisa anche di fortuna spiega l’autrice, continuasse a vele spiegate sì, ma forse senza una vera meta: non in balia degli agenti atmosferici, ma diretta verso ogni luogo e nessuno. Solca l’oceano dell’esistenza in una lunga metafora marinaresca, la protagonista di Teresa Cremisi, fra traversate agitate e qualche porto sicuro, o almeno qualche salvagente, fra bordate di vento e la rotta da provare a non perdere. Fra i punti fermi, in una vita scandita come se fosse un giorno (i capitoli sono “Mattina presto”, “Tarda mattinata”, “Pomeriggio”, “Nove di sera”, “Mezzanotte e mezza”), ci sono naturalmente i libri, da studentessa brillante e scrittrice onnivora, prima, da giornalista culturale, nella fiction delll’autofiction. Omero a Stendhal, Conrad a Proust sono gli autori che la sorreggono e la sostengono negli snodi fondamentali dell’esistenza, fino al buon retiro in un borgo del sud Italia, capolinea della sua narrazione.
Levità e compostezza
Tra i pregi maggiori de La Triomphante (il riferimento a una nave francese dell’Ottocento, immortalata in un quadro) di Teresa Cremisi spiccano levità, ironia, perfino umiltà. Non c’è spazio per le ostentazioni, quest’anima narrante, che appartiene a tanti approdi linguistici e a tanti luoghi del mondo, è piena di coraggio, colma di umanità ma anche piuttosto pratica, come l’amore che la legherà al futuro marito, Giacomo.
… la nostalgia è un sentimento che non amo coltivare. Sono una persona pratica, con i piedi per terra.
In trionfo dopo i successi, di nuovo in piedi dopo le cadute, determinata sempre, ma anche sempre dietro le quinte, un po’ per indole, un po’ per ruolo, Teresa Cremisi regala una lezione di scrittura, di compostezza stilistica, di audacia da incorniciare, in certi passaggi da mandare a memoria.