Le paure e gli stupori di giovane allievo di una yeshiḅah negli Usa. L’incontro con i goym, i non ebrei, I quesiti che porteranno David, questo il nome dello studente, su sentieri mai percorsi. Sono alcuni dei passaggi cruciali di un classico di Chaim Potok, “In principio”. Un altro tassello della rubrica Area 22 (qui tutte le precedenti puntate)
Al giovane David Lurie, protagonista del romanzo
In principio (619 pagine, 15,90 euro) di Chaim Potok (tradotto da Mara Muzzarelli
per Garzanti), il signor Bader, suo insegnante, volendo spiegargli il significato della pericope biblica nella quale si narra il peccato del figlio minore contro Noè, confessa: “E se devo insegnarti la Bibbia, te la insegnerò così come è scritta. La Torah è il racconto dell’uomo nella sua bellezza ma anche, a volte, nella sua bruttezza” .
La Torah non è in cielo
L’anima ebraica, meno timorosa di offendere la trascendenza di Dio, definisce la Torah come “il racconto dell’uomo”. Potok non accenna minimamente a Dio e non potrebbe neppure farlo, pur volendolo: la tradizione del suo popolo, condensata nelle pagine del Talmud, ha al suo centro, come fulcro portante, l’affermazione di Rabbi Yeoshuah: “Essa (la Torah) non è in cielo” (b. Baba Metzia 52b).
Il rifiuto della diversità
Attraverso le paure e gli stupori di giovane studente di una yeshiḅah, David attraversa la tradizione ebraica nelle vicende della sua famiglia e di quella della comunità giudaica americana protese a salvare le vite degli ebrei europei sterminate dalla follia nazista. È l’incontro drammatico con i goym, i non ebrei, che, nella storia, hanno perseguitato gli ebrei, li hanno relegati ai margini della vita sociale, li hanno derisi e disprezzati. Eppure David scopre che anche gli ebrei, dal canto loro, operano una politica di distruzione dei goym significata plasticamente dalla distruzione da parte di Abramo degli idoli costruiti dal padre, come racconta il midrash. Il sogno atterrisce David, che non si capacita di tanta violenza, scaturita dal rifiuto della diversità. Ed ecco allora sorgere le domande, numerose, quelle che tormentano, che danno i capogiri; quelle che si acquietano nel bianco mondo ovattato delle lenzuola, dove tutto è terribilmente uguale.
Un inizio faticoso, ma libero
Il buon Potok mette in bocca al padre di David, il nostro alunno, il ricordo di un ammonizione del fratello morto in guerra: “Ma voglio farti sapere una cosa che mi disse una volta mio fratello David, riposi in pace. Disse che è essenziale imparare non solo le risposte importanti, ma anche le domande importanti. Soprattutto è importante imparare le domande per le quali forse non esistono buone risposte. Dobbiamo imparare a convivere con le domande, diceva. Sono felice che il signor Bader sia un buon insegnante e sono felice che ti dica onestamente che non ha una risposta per tutte le tue domande”.
La domanda condurrà David su sentieri mai percorsi e gli farà decidere radicalmente per altro: è il rischio e il fascino di un inizio tutto personale, faticoso, ma libero.
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