Rispetto ai divertenti gialli della serie di Iachìno Bavetta, Dario La Rosa cambia registro. Crede nei sentimenti e resta fedele alla virtù della speranza, l’autore palermitano, che nel racconto “Devo chiederti scusa” scrive di un ragazzo dal destino segnato e che si porta dietro un dolore…
Letture
Stavolta niente ironia, Dario La Rosa tra il noir e l’amore
Siamo tutti d’accordo col grande Peppino De Filippo: “Fare piangere è meno difficile che fare ridere.” Avere tempi comici, creare il botta e risposta e la capacità di cogliere aspetti grotteschi del quotidiano sono un’arte ma soprattutto un dono. Dario La Rosa ha dato prova, più volte, di avercelo questo dono. Le ormai famose (dis)avventure investigative di Iachìno Bavetta (ne abbiamo scritto qui), giornalista di satira, e del suo fido compare Gerlando Guarrasi, intrattengono e divertono. Non tutti sanno, però, che questo simpatico autore, dotato di un humor spontaneo e genuino, abile nel fondere crime, commedia e buona cucina, è anche capace di emozionare e far riflettere.
Poco più che un racconto, Devo chiederti scusa è una storia di formazione a tinte noir. Nato a Palermo, in una borgata che “puzza di olio fritto”, Santino è cresciuto per strada, il suo letto è una ribaltina nel modesto salotto di una famiglia al limite dell’indigenza. Due genitori induriti dalla vita, impegnati a sbarcare il lunario. Insegnanti sordi e indolenti e una parrocchia in cui andare per fare merenda è più importante che pregare.
“La vita si annoda addosso come una rete ai pesci che s’impigliano dentro. Non c’è modo di uscirne e più provi a liberarti più resti imbrigliato.” Così Santino cresce, come molti ragazzi simili a lui, senza avere scelta, perché “se sei parte di certe cose, si obbedisce e basta”.
L’unica variabile indipendente di un’esistenza segnata è l’amore che, se è vero e puro come quello dei film, può cambiarti la vita. Ma la vita non è un film, e la vita te la cambia solo la vita stessa. Scappa Santino, il più lontano possibile, portandosi dietro un segreto inconfessabile e un dolore che è “come una scheggia che non riesce a uscire del tutto dal punto in cui ti ha trafitto e che anzi affonda la sua punta quando ti muovi di scatto, lasciandoti senza fiato e torcendo la bocca fino a rendere storpi senza che lo si voglia.”
Ci mette il cuore Dario La Rosa, scrive come l’ultimo dei romantici, crede nei sentimenti e resta fedele alla virtù della speranza.
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