Tra ambiguità e contraddizioni, la Chiesa ha non di rado tradito la propria missione. Lo racconta, con uno sguardo che attraversa il ventesimo secolo, Lucia Ceci, autrice del saggio “La fede armata. Cattolici e violenza politica nel Novecento”. Oggi Francesco si candida per mediare tra Russia e Ucraina, ma non sempre è stato così…
Un giro del mondo che attraversa il Novecento: dai moti d’Irlanda fino al crollo del comunismo e oltre, passando per i Cristeros del Messico, la guerra civile spagnola, i conflitti mondiali, la guerra fredda, il Sessantotto, gli anni del terrorismo, la teologia della liberazione. Un saggio profondo ed esteso che con un linguaggio pulito e accessibile ai più, mette in mostra le contraddizioni (assai terrene) di una Chiesa ambigua, che non di rado ha finito addirittura per tradire la propria missione, schierandosi clamorosamente dalla parte sbagliata.
In La fede armata. Cattolici e violenza politica nel Novecento (328 pagine, 26 euro), pubblicato da Il Mulino, la storica Lucia Ceci cerca di mostrarci dove, quando, perché e soprattutto come la Chiesa Cattolica, e le sue tante anime, hanno attraversato le crisi e i fuochi del secolo scorso, orientandosi in un modo o nell’altro, a seconda delle circostanze e delle convenienze, allo scopo di «difendere istituzioni e valori ritenuti irrinunciabili – come ha dichiarato l’autrice – o per promuovere trasformazioni radicali della vita pubblica».
A proposito di rivoluzione…
Lucia Ceci è una studiosa del cattolicesimo contemporaneo che in tanti anni ha approfondito i rapporti politici e ideologici tra la Chiesa Cattolica e il mondo esterno, in particolare il Sud America e l’universo coloniale, oltre che l’Italia. Il saggio è ricco di accadimenti storici, episodi noti e meno noti e personaggi al limite del leggendario, come il sacerdote e sociologo colombiano Camilo Torres che prima di abbracciare la lotta armata nell’Esercito di liberazione nazionale dichiarò che «la Rivoluzione è il modo per ottenere un governo che dia da mangiare all’affamato, che dia da vestire all’ignudo, che insegni a chi non sa, che compia le opere di carità, di amore del prossimo, non soltanto in forma occasionale e transitoria, non soltanto nei confronti di pochi, bensì per la maggioranza del nostro prossimo. Per questo la Rivoluzione non soltanto è consentita, ma addirittura obbligatoria per i cristiani che vedono in essa l’unica maniera efficace ed ampia di realizzare». Torres fu ucciso all’inizio del 1966, mentre prendeva parte alla sua prima azione armata contro una pattuglia dell’esercito governativo. Era armato, quando fu colpito. Dopo la sua morte, per alcuni anni, Torres divenne agli occhi dei rivoluzionari colombiani il Che Guevara dei cattolici.
Sacre Scritture e violenza
La Bibbia (e il Vecchio Testamento in particolare) è piena di episodi di violenza che vengono letti e interpretati in tanti modi. E benché la dottrina sia solita adoperare toni pacati, non sono mai mancate le allusioni che (non di rado) hanno fornito schemi adoperati per legittimare conflitti, violenze e dittature. Come dimenticare, giusto per citare l’esempio più eclatante di casa nostra, le parole di Pio XI che per ringraziare e ingraziarsi Mussolini, all’indomani della firma dei Patti Lateranensi (1929), in un discorso pubblico ebbe l’avventatezza di definire il Duce “l’uomo della provvidenza”?
Negli ultimi anni il Vaticano sembra aver messo da parte argomentazioni che inneggiano alla guerra e alla violenza, ma non sempre e non dappertutto è stato così. Oggi Francesco si candida per mediare in prima persona la pace tra Russia e Ucraina, ma appena qualche anno fa (1994) la Chiesa Cattolica del Ruanda chiedeva scusa per “gli errori commessi” durante il genocidio in cui vennero uccise brutalmente 800 mila persone di etnia Tutsi e Hutu, molti dei quali traditi dai preti delle chiese dove si erano rifugiati nel tentativo vano di sfuggire alla morte.
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