I “sette libri per l’autunno” di… Veronica Galletta

Sette consigli con vista sulle prossime vacanze di fine anno. Sette libri, dei generi più diversi, ma accomunati dalla grande qualità. Sette letture proposte da Veronica Galletta (nella foto Upho Studio), scrittrice siracusana di stanza a Livorno. È autrice di due titoli, i romanzi “Le isole di Norman” (ne abbiamo scritto qui), per Italo Svevo, con cui ha vinto il Premio Campiello Opera Prima, e “Nina sull’argine”  (ne abbiamo scritto qui) per Minimum Fax. Felici che abbia accolto l’invito a partecipare alla nostra rubrica più amata (qui tutte le precedenti puntate), buona lettura

“Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” di Olga Tokarczuk, traduzione di Silvano De Fanti (Bompiani)

Un libro che mi ha accompagnato in questo ultimo anno, e che mi sono ritrovata più volte a citare durante incontri o eventi, trovando lettrici ed estimatrici di natura diversa. Un romanzo sui confini, dall’impronta fortemente ambientalista, con a volte il piglio della favola e il colore bianco della neve, che come in ogni favola che si rispetti si tinge di rosso, e non è salsa di pomodoro.

Tokarczuk

“Il teatro della memoria” di Leonardo Sciascia (Adelphi)

Io ho a casa una vecchia edizione Einaudi, adesso credo si trovi insieme a un altro scritto (La sentenza memorabile) in una edizione Adelphi È il racconto del caso dello smemorato di Collegno, che incrocia la verità giudiziaria, con il desiderio di credere altro da parte di chi è coinvolto, con un risalto su giornali e stampa tutta in favore dell’opinione pubblica, portata così a distrarsi, e a non pensare a cosa era l’Italia fascista nel 1927. Scritto spaventosamente bene, ma questo non è neanche il caso di rammentarlo, ma la spinta a raccontarlo però sì, con le sue parole: [omissis…] la vicenda dello smemorato potrebbe oggi servirmi a costruire quello che i trattatisti dell’arte della memoria chiamano ‘teatro’: cioè un sistema di luoghi, di immagini, di azioni, di parole atto a suscitare nella memoria altri luoghi, altre immagini, altre azioni, altre parole: in continua proliferazione e associazione. Direi che vale anche per oggi.

Sciascia

“Poeti d’Ucraina”, a cura di Alessandro Achilli e Yaryna Grusha Possamai (Mondadori) 

Ho avuto la fortuna di ascoltare la lettura che Yaryna Grusha Possamai ha fatto, in italiano e ucraino, di alcune poesie di questa raccolta di cui è curatrice, e allora non scrivo nulla di altro se non un verso di Viktorija Amelina, che sta in quarta di copertina.

Quando lasci la casa, 

dice, 

La casa si fa più piccola

per conservarsi

La casa diventa

un sasso grigio

una perla

un nocciolo dell’albicocca dell’anno scorso

un vetro che ti taglia la mano per strada

un pezzo di Lego

una conchiglia della Crimea

un seme di girasole

un bottone della divisa di tuo padre

Poeti d'Ucraina

“I miei genitori – Tutto questo non ti appartiene” di Aleksandar Hemon, traduzione Gianni Pannofino (Crocetti)

Sarò breve: questo libro io non l’ho letto. Ma ho letto Il libro delle mie vite, e sono rimasta fulminata dalla capacità di racconto e riflessione che Hemon ha intorno al tema dello straniamento, della guerra. Per questo lo consiglio a chi vorrà, consigliandolo a me stessa, ammirando il mistero, tutto particolare, degli scrittori che scrivono in una lingua diversa da quella di origine.

Hemon

“Mastro Geppetto” di Fabio Stassi (Sellerio)

Mastro Geppetto è un libro feroce. Quando l’ho letto, oramai un anno fa, confesso di essermi molto arrabbiata per la storia di quest’uomo che tutti prendono in giro, e vaga alla ricerca di suo figlio. Adesso, a distanza di tempo, mi restano in mente i colori dei paesaggi, la capacità di descrivere la foresta, la spiaggia, in maniera materica, quasi pittorica. Oltre al coraggio dello scrittore di percorrere il crinale, di restare sempre in bilico sulla commozione, in un equilibrio ammirevole. E questo libro non posso fare a meno di consigliarlo.

Stassi

“Un ragionevole uso dell’irragionevole” di Flannery O’Connor, a cura di Ottavio Fatica (Minimum Fax)

Se volete, potete anche dire che la gamba di legno è un simbolo. Ma è innanzitutto una gamba di legno, e proprio in quanto tale è assolutamente indispensabile al racconto.

Così scrive Flannery O’Connor, parlando di uno dei suoi racconti perfetti, Brava gente di campagna. È sempre il momento per leggere e rileggere i suoi racconti e i suoi romanzi, ma per chi, come me, ragiona intorno alla scrittura, sono importanti anche le sue riflessioni e i suoi saggi, con il suo stile affilato e ironico.

O'Connor

“Un amore senza fine” di Scott Spencer, traduzione di Francesco Franconeri (Sellerio)

Un romanzo sull’amore e sull’ossessione, scritto in maniera trascinante, che porta dentro di sé la più bella descrizione di un incendio che io abbia mail letto. Un libro che ci mostra cosa significa essere un classico, e ci regala l’immersione vischiosa nella lettura, dalla quale ti pare di non potere più uscire.

Spencer 

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