Un segreto di famiglia al centro di “Autofiction”, terzo romanzo di Iacopo Barison. Il detto e non detto dei genitori, morti in un incidente aereo, al centro delle vite dei gemelli Sofia e Orlando. Un libro maturo e profondo
C’era una volta Vanni Santoni che lanciava debuttanti alla corte dell’editore Tunuè. Iacopo Barison, Orazio Labbate e Luciano Funetta sono stati probabilmente i frutti più maturi di quell’audace operazione editoriale. Barison – che aveva esordito con Stalin + Bianca – non è stato “colpito” dalla diaspora per la chiusura della collana di Tunuè. Ha preso il largo prima, pubblicando per Fandango Le stelle cadranno tutte insieme (ne abbiamo scritto qui) e adesso ripetendosi con un romanzo corposo, maturo e profondo, contemporaneo nel senso migliore del termine.
Inno al romanzesco
Il termine più abusato della letteratura contemporanea è il titolo del terzo romanzo di Barison, Autofiction (445 pagine, 20 euro). E deve essere un riferimento ironico (pur riflettendo in parte sull’autofiction), perché è un libro che, strizzando l’occhio al cinema, è un inno al romanzesco, un’indagine romanzesca sull’essere genitori e sull’essere figli, su come sia un processo lungo e difficile diventare adulti. Un segreto di famiglia si annida nel cuore di questa storia: protagonisti Sofia e Orlando, trentenni, gemelli, orfani da una decina d’anni, figli di Agata e Leone, registi di avanguardia, scomparsi in una tragedia aerea.
Un mistero dal passato
I due piani temporali si alternano, ma Barison preme l’acceleratore su quello dei gemelli, schiacciati dalla fama del padre e della madre, dalle vite complicate e per molti versi fallimentari, preda di alienazioni e sconfitte. L’occasione di una mostra celebrativa sui genitori fa emergere dalle scartoffie della casa di famiglia una sceneggiatura inedita, di un film mai realizzato. Una storia che si chiama per l’appunto “Autofction” e racconta pedissequamente le loro vicende familiari («Nella sceneggiatura la casa è la stessa, con le stesse stanze ricolme di oggetti. Gli animali domestici ci sono tutti»). Con un particolare dirompente: l’esistenza di un fratello maggiore dei due gemelli.
Sempre nella sceneggiatura, Agata dice a un’amica che tre figli possono bastare, poi si denuda parzialmente e le fa vedere le smagliature.
Orlando piange perché suo fratello gli ha strappato un dinosauro giocattolo dalle mani. Sofia inizia a piangere perché lo vede piangere. Il velociraptor viene requisito e messo così in alto (su una mensola della cucina) che nessuno di loro tre può raggiungerlo.
Diventare adulti
Per entrambi – lui social media manager di un museo, lei artista sui generis dalla turbolenta vita sentimentale – l’età adulta inizierà solo confrontandosi col detto e non detto delle esistenze dei genitori. Immaturi, insicuri, inquieti, i protagonisti del romanzo di Iacopo Barison ci ricordano dinamiche contemporanee vicine a tutti noi, un senso di incompletezza, una meta lontana da raggiungere, un caos interiore reso benissimo sulla pagina. Con una prosa agile ma mai banale, col passo sì di una sceneggiatura, in cui sono inseriti anche disegni e foto, e con un tocco di mistero, che si trascina quasi fino alla fine del romanzo. Leggere Barison è ogni volta un bella sorpresa. Si fa un gran parlare di magnifici interpreti dell’oggi e fra questi c’è anche l’autore piemontese.
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