Le realtà false, se sono buone finzioni, sanno rendere più nitida la realtà. Sembra volerci dire questo Luca Crovi con “Copiare/Reinventare. Camilleri falsario”, in cui analizza il divertito approccio di Camilleri nell’abile lavorio di intreccio tra realtà e finzione e nella capacità di imitare certe voci eccellenti. Giochi letterari e falsi d’autore come certe riscritture di Sciascia, Pirandello, Boccaccio, Caravaggio
Un libretto veloce e denso di sorrisi. Perché le bugie, alle volte, fanno anche sorridere. Sono quelle a cui si dedica Luca Crovi nel suo Copiare/Reinventare. Camilleri falsario (80 pagine, 12 euro), un piccolo omaggio a un gigante della letteratura italiana contemporanea pubblicato da Oligo editore e arricchito da una prefazione di Giovanni Capecchi e da una postfazione di Giuseppe Marci.
Un percorso di inganni e falsità
Ma cosa c’entrano Camilleri e l’arte della falsificazione? Parlando di scrittura il tema della menzogna trova la sua ragion d’essere nella capacità – meravigliosa capacità – del linguaggio di poter dire il falso. Aggiungendo il fattore Camilleri, la bugia si fa poi capolavoro, ammantandosi di quel sorriso ingannevole che la accompagna e la rende affascinante, del tutto credibile, perfettamente orchestrata. Una falsificazione, appunto, in piena regola.
Di giochi con i falsi, reinvenzioni, inganni d’autore è tempestato il percorso di Andrea Camilleri, autore dalla capacità camaleontica. Che è poi solo una scusa per permettere a Crovi, nel suo piccolo saggio, di consegnare all’inchiostro e alla pagina la storia divertita della trasmissione radio Tutti i colori del giallo, il suo legame personale con Camilleri, e per riaprire una valigia fatta di ricordi ed emozioni.
Tra un paese immaginario e un palco teatrale
Il Camilleri falsario, va da sé, vive a Vigata, un paese che esiste, anche se non si trova su nessuna carta geografica. Già Salvatore Silvano Nigro aveva colto la straordinaria capacità dell’autore siciliano di creare ponti tra la realtà e l’immaginario, dando vita non solo a un posto credibilissimo, ma inventando una lingua “falsamente vera”. Prodigi di uno scrittore che, come ben si ricorda nel saggio di Crovi, era innanzitutto un narratore di raffinato talento. È facile ricordarlo in una delle sue ultime avventure teatrali, a Siracusa, in una serata magica perché tutta incentrata sull’abilità di contastorie del Camilleri-Tiresia protagonista sul palco.
Il teatro, del resto, è il luogo privilegiato della messa in scena e della parola, cuore pulsante di quel saper raccontare che Camilleri ha piegato ai suoi divertissement, falsificando qua e là, inventando, mescolando. E probabilmente, conscio del potere del racconto e della leggerezza, divertendosi un sacco. Ecco dove risiede il segreto dello sguardo che Luca Crovi ci regala nel suo pamphlet: nel gioco letterario, quello che si rintraccia in tutta l’opera di Camilleri e che tiene insieme fatti reali e documentati con la fantasia dello scrittore, impastati insieme a creare una terza dimensione, quella romanzesca. Un ghiotto invito per ogni buon lettore.
I tuffi divertiti nella fantasia
Crovi rintraccia l’origine di questo pozzo di fantasia nelle pieghe delle storie reali, in quegli “omissis” che a volte i fatti presentano, e dove Camilleri amava tuffarsi. Un’abitudine talmente radicata da portare il Camilleri anziano a falsificare addirittura se stesso, inavvertitamente: gioie e piccoli segreti di chi potrà consultare l’archivio e i carteggi dell’autore.
Certo, una tale attività di “tuffatore” era alimentata da un allenamento costante, di cui si è già detto a proposito dell’abilità di narratore. Quello che il lettore coglie, e che probabilmente Crovi vuole proprio suggerire, è l’approccio di Camilleri. Un falsario col sorriso, è bello pensarlo così: contraddistinto da un atteggiamento di costante divertimento nell’abile lavorio di intreccio tra realtà e finzione e nella capacità di sostituirsi alle voci degli autori, imitandole. Del Camilleri falsario sono le riscritture di Sciascia, Pirandello, Boccaccio, Caravaggio: giochi letterari e falsi d’autore. Piccoli innocenti inganni narrativi che fanno onore alle potenzialità della parola scritta e che, a dispetto della loro natura di “falsi”, hanno mostrato il grande talento di Camilleri con ancora più forza.
Entrando nei meccanismi che regolano architetture narrative come La concessione del telefono, La mossa del cavallo, La scomparsa di Patò e tanti altri romanzi, diventa chiaro come l’abilità inventiva di Camilleri raggiunga forse i risultati più strutturati. Il fascino che questo talento porta con sé è il regalo che Crovi restituisce a tutti i lettori del “papà di Montalbano” con la sua riflessione che, in pieno “stile falsario”, prende spunto da spunti e interventi colti e ascoltati qua e là. Il pregio di questo piccolo libro è dunque quello di riportare lo sguardo all’appassionata scrittura di Camilleri, che è poi l’altra faccia dell’appassionante arte della lettura dei suoi libri. E come ogni lettore ha imparato sul campo, le realtà false, se sono buone finzioni, sanno rendere ancora più nitida la realtà di ogni giorno.
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