Passato, presente e futuro della Russia nei saggi di Mikhail Shishkin raccolti sotto il titolo “Russki Mir: Guerra o pace?”. Una controstoria che arriva fino all’era Putin, fra denaro, violenza, corruzione e guerra ibrida. Una piccola speranza? L’esigua opposizione
Vincitore del premio Strega europeo 2022, con Punto di fuga, Mikhail Shishkin si è imposto all’attenzione anche in Italia come uno dei maggiori scrittori russi contemporanei. La casa editrice 21lettere dopo aver puntato forte su Punto di fuga (ne abbiamo scritto qui), ha affidato a Veronica Giurich Pica la traduzione del più recente libro di Shiskin (dissidente, che vive in Svizzera dalla repressione in Cecenia), raccolta di saggi sull’anima russa ai giorni nostri, Russki Mir: Guerra o pace? (253 pagine, 19 euro), con un inquietante bambino soldato in copertina. Un volume, scritto originariamente in tedesco, spietatamente attuale, con una prefazione recentissima dell’autore scritta appositamente per l’edizione italiana (e c’è anche un epilogo per l’edizione uscita nel nostro paese), in cui si legge:
… ho cercato di spiegare chi è questo Putin nelle mie interviste e nei miei testi, Non ci sono riuscito. Ora è stato Putin stesso a spiegarlo…
Questa è la mia spiegazione della Russia, del suo passato, presente e futuro. È anche la mia dichiarazione d’amore per il mio Paese, che ha una natura meravigliosa e una cultura grandiosa, ma che continuamente diventa un mostro che divora i figli stranieri e i suoi stessi figli…
Questo libro è stato pubblicato originariamente nel 2019 in Germania. Il 24 febbraio 2022 ha completamente cambiato il mondo, si è scoperto che questo libro non è affatto obsoleto…
L’obiettivo di questa “operazione speciale” è al distruzione di un’Ucraina democratica. Il risultato di questa “operazione speciale” sarà la distruzione della Russia di Putin. Ma cosa verrà dopo?
Dalla guerra fredda alla… guerra ibrida
Fra le tante cose da annotare in questi scritti di Mikhail Shishkin – esule, cultore di una lingua letteraria, figlio della grande tradizione della sua terra – c’è la profonda convinzione che chi detiene il potere, chi è al vertice del regime possa sopravvivere solo grazie a una guerra permanente da vivere e far vivere nella quotidianità, fuori e dentro i confini. Lo stato di guerra permanente (e contro quasi tutto il mondo) è nei fatti, e non è più una guerra fredda, ma una guerra ibrida i cui “attori” sono troll e fake nei social, gli attacchi informatici, la propaganda attraverso vecchi e nuovi media, la corruzione di giornalisti e politici (tengono tutti famiglia, perfino l’ex cancelliere Schroeder), perché «il denaro russo sta corrodendo l’Occidente». Questo tipo di guerra «può invadere qualsiasi casa in qualsiasi punto del mondo». E serve a difendere il cosiddetto Russki Mir, il mondo russo, la cui sintesi attuale, tramite la propaganda putiniana è «l’unica nazione spirituale, addirittura santa, che combatte da sola contro il fascismo americano».
Il fascino dell’uomo forte e gli oppositori da sostenere
Cuce una storia e controstoria russa, Shishkin («I miei romanzi sono la mia dichiarazione d’amore per la mia mostruosa patria»), e si fa in fretta a capire che la guerra insegna poco, anzi spesso nulla, che il patriottismo russo è un patriottismo da quattro soldi, che ci sono intellettuali liberi e intellettuali genuflessi davanti al potere. Nel volume si dedica grande attenzione all’ultimo secolo, all’imperituro desiderio di un uomo forte, di uno zar al comando, fosse anche spietato ignorante (di come agli occhi del russo medio Stalin lo sia stato, e invece Gorbaciov no), di uno Stato, quello forgiato da Putin negli ultimi decenni, in cui la vita media è molto bassa e il welfare carente, ma anche in cui ci sono giovani controcorrente che credono in un futuro diverso e che non esitano, rischiando molto, a scendere in piazza. Basti pensare alla repressione dei manifestanti anti-Putin del 2011. L’avanguardia di oppositori attivi sarà numericamente esigua, concentrata a Mosca, San Pietroburgo e qualche altra grande città, ma dovrebbe essere un dovere far di tutto per sostenere quella che è ancora una minoranza, ma domani chissà…
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