Videointervista a Giovanni Di Marco, autore de “L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi”. «Il mio è un romanzo di formazione e denuncia – chiarisce l’autore – soprattutto nei confronti del modus operandi della Chiesa che per troppo tempo ha fatto finta di nulla anzi ha cercato di insabbiare i casi di sacerdoti pedofili…»
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
È questo l’esergo di un romanzo che non fa sconti a chi ha nel mirino. Si comincia col vangelo di Matteo, con le parole di Cristo, si finisce fra le pieghe delle colpe atroci di alcuni prelati e delle responsabilità dei vertici della Chiesa, più omissioni storiche che opere, secondo Giovanni Di Marco, autore del romanzo L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi. È da qualche mese in libreria, per Baldini e Castoldi, ed è un volume (ne abbiamo scritto qui e qui) che non lascia indifferenti i lettori, chi si accosta alle sue pagine inevitabilmente si fa domande. Un testo che divide, agita le acque, confonde, non contrario a priori al vangelo, ma che certamente condanna chi dal messaggio di Cristo si discosta nel peggiore dei modi, tradendone gli insegnamenti: ad esempio i sacerdoti che si sono macchiati di abusi nei confronti di bimbi, tema deflagrato nel terzo millennio
«Un romanzo di formazione e denuncia – lo definisce lo stesso Giovanni Di Marco – soprattutto nei confronti del modus operandi della Chiesa che per troppo tempo ha fatto finta di nulla anzi ha cercato di insabbiare…». Protagonista de L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi è un bimbo siciliano che abita in un piccolo centro e, rimasto orfano, riceve le attenzioni particolari di un prete. E, inevitabilmente, la sua vita cambia direzione. «Purtroppo la violenza genera violenza – sottolinea Giovanni Di Marco – e, nella seconda parte del romanzo, Tonino si trasforma da vittima in carnefice».
Qui la nostra videointervista, buona visione