Maud Ventura, autrice francese di origini italiane, lascia il segno col romanzo “Mio marito”. Una quarantenne annota le piccole quotidiane mancanze del consorte e per ognuna di esse ha in serbo piccole punizioni. Gelosia e contraddizioni alimentano il suo amore totalizzante per un uomo, che invece vive tutto senza passione, in modo distaccato…
L’amore duraturo e idilliaco di una coppia brillante guardato al microscopio. Un sentimento amoroso, quello della moglie, che oscilla tra la devozione e l’ossessione. Distacco e pacificazione, invece, le risposte del marito.
L’energia che dispiega nei confronti degli altri mi ferisce, perché mi ricorda che io non gli basto.
Lei, traduttrice e grande lettrice, insegna inglese in un liceo di Parigi, e continua a volere attenzioni e passioni; lui è un affascinante professionista di successo, che tra le mura di casa si accontenta ormai della tranquillità, della routine senza sussulti. L’amore sarà anche duraturo, ma è concepito e vissuto in modo decisamente diverso dai componenti della coppia.
Esordiente di successo
Maud Ventura, debuttante transalpina ha fatto centro in patria ed è stata arruolata in Italia dalla casa editrice Sem che ha affidato la traduzione del suo Mio marito (220 pagine, 19 euro) a Mauro Cazzolla. La scintilla di questo romanzo che trabocca di ironia sta nella continua ricerca da parte della moglie di segnali che rivelino il disamore di lui, cenni impercettibili o reali mancanze che la donna ingigantisce, esaspera e appunta in quadernetti, opere e soprattutto omissioni del marito che meritano una punizione, vera o presunta.
Piccole vendette
Una commedia? Forse. E forse anche una tragedia. Di sicuro un libro in cui si possono ritrovare in tanti. Il credibilissimo sentimento di tormento e dipendenza che riempie le giornate della moglie – bella, insoddisfatta, contraddittoria, insicura – relega al dietro le quinte tutto il resto, ogni altro personaggio o situazione. È una scelta precisa, guardare al tinello di casa, alle piccole gelosie, alle caratteristiche apparentemente banali e insignificanti, a gesti, anche impercettibili, a manie. Come quella che ha la protagonista di abbinare ogni giorno a un colore (e in qualche modo a un suo stato d’animo…). Dalla disattenzione alla mancanza d’amore, almeno tra i suoi pensieri, è un attimo. Il marito dà, probabilmente, troppe cose per scontate. E, a ogni occasione, lei – che pretende un rapporto esclusivo – concepisce una piccola vendetta, ogni ritardo merita rancore, come ogni sguardo dedicato ad altre donne. Incomprensioni, dubbi, disattenzioni pian piano sembrano “nutrire” l’amore e modificarlo, poco a poco.
Una magistrale conclusione
Nella settimana – tanto dura il monologo della voce narrante – in cui la donna si mette a nudo e offre senza filtri i suoi pensieri ai lettori emerge chiarissimo il dolore di una moglie per cui le abitudini rassicuranti non si traducono, nella coppia, in appagamento reciproco. Non vuole intrusione nella loro relazioni, fossero anche quelle della prole. E non vuole sentirsi invisibile o trasparente agli occhi del compagno di vita, vuole essere desiderata come all’inizio, trasmettere brividi, non affetto, non tenerezze. Il divertimento è assicurato, ma anche una certa inquietudine, perché si leggono pagine di tanto amore, di una particolare forma d’amore, ma anche di tanto dolore. E il colpo di mano finale, con cui Maud Ventura conclude la faccenda, è magistrale.
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