La città reinventata di Izzo in libro dell’accurato e appassionato Vins Gallico. In “A Marsiglia con Jean-Claude Izzo” più che una mappa, c’è un’analisi del Mediterraneo e del sud del mondo. Più che una guida si legge un messaggio politico – di accoglienza e multiculturalismo – ben preciso
Prendete uno scrittore epico e romantico, come può essere Jean-Claude Izzo, mai abbastanza rimpianto. Prendete la sua città, quella in cui ha ambientato i suoi romanzi e guardatela attraverso la lente del suo sguardo. E prendete poi un autore italiano, dei nostri giorni, di penna felice e grande sensibilità. Sarà naturale ritrovarvi in mano, con certe aspettative, A Marsiglia con Jean-Claude Izzo (247 pagine, 16 euro), volume edito da Giulio Perrone nella felice collana Passaggi di Dogana. Ve lo diciamo subito, le aspettative non saranno deluse, anzi. Ma dovete sapere subito una cosa.
La Marsiglia di Izzo non esiste più e probabilmente non è mai esistita. È un’idea, un’oasi, un miraggio. L’accoglienza, i sapori, gli odori, la cultura creola e meticcia sono elementi che solo alcuni occhi riescono a vedere. Perché ad altri sguardi sono invisibili. […] Izzo non ha alterato la sostanza, non ha salato o insaporito della carne sul fuoco, no, Izzo ha proprio reso visibile l’essenza di una città. È lui che l’ha resa viva, reale, inventandola.
L’ha resa spettacolo e magia.
Letteratura e politica
Accurato e appassionato, Vins Gallico, sulle tracce di Izzo, delle strade in cui si muovono i suoi personaggi, calibra citazioni e fa immergere il lettore non semplicemente in un profilo biografico o letterario di Izzo (titolare di un locale e giornalista prima di imporsi come scrittore), ma in uno spaccato socio-politico-culturale. I temi del lavoro, del razzismo e dell’immigrazione, caldissimi anche nell’Europa di oggi, affiorano spesso nelle pagine di un libro sbarazzino, che non si fa ingabbiare da regole o presunta buona creanza saggistica. Che racconta la città («tanto Marsiglia non è una città per turisti»), ma senza scinderla mai da Izzo e dai suoi romanzi.
Una lunga (giustificata) attesa
Più che una mappa, troverete un’analisi del Mediterraneo e, più in generale, del sud del mondo. Più che una guida troverete un messaggio politico ben preciso, che parte dal mito fondativo della città di Marsiglia, l’amore tra un marinaio greco Protis e una principessa gallica, Gyptis. Prima di prenderci per mano e portarci in qualche via o angolo, dove è andato in compagnia di un amico, Costantino, Vins Gallico sa di averci portato da un’altra parte. Ci farà aspettare fino al capitolo 21, scrivendo del Panier, il quartiere della madre di Izzo, la marsigliese Isabelle che sposerà l’immigrato campano Gennaro, un rione «simbolo della povertà della città, ma anche il covo del milieu marsigliese».
Magari l’editore sarà scontento, l’ufficio stampa brontolerà che poi i giornalisti si annoiano e non recensiscono. Forse anche chi legge si sta stancando di questo posticipare, di questo procrastinare, e pensa: su, andiamo per quartieri, giriamo per strade e piazza, basta stare qua a cincischiare.
Ideale e reale
Per Vins Gallico il palcoscenico su cui si muovono i personaggi di Izzo, Marsiglia, è “una cittadinanza, un matrimonio, un patto di fratellanza o sorellanza”. La città accogliente e multiculturale in cui si muove Fabio Montale, il più celebre personaggio di Izzo, è un ideale che non sempre coincide con la realtà vissuta dallo scrittore stesso e con quella attuale. Poco importa, però. Il volume dell’autore di Final Cut – denso di riferimenti mitologici, letterari, cinematografici – fa innamorare di questo lembo di Francia e di uno scrittore che rapisce il cuore di chi lo scopre.
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