L’impareggiabile arte dei contrasti, Némirovsky rivive

Anni di ricerche e studi hanno confermato l’autenticità di un dattiloscritto ritrovato, quello di “Tempesta in giugno”, seconda versione, avanzata e compiuta di “Suite francese”. Un nuovo capolavoro di Irene Némirovsky, curato da Teresa Lussone e Olivier Philipponnat. Una nuova odissea francese, alla vigilia della seconda guerra mondiale, che intreccia il destino di personaggi perfettamente caratterizzati, con ironia moderna e narrazione lineare

Edito da Adelphi e curato da Teresa Lussone (ricercatrice dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro) e Olivier Philipponnat (biografo di Irène Némirovsky), è stato pubblicato il romanzo Tempesta in giugno, versione inedita del best seller Suite francese di Irène Némirovsky, tragicamente scomparsa nel 1942 ad Auschwitz durante la stesura di quello che ebbe modo di definire “un capolavoro”. 

Il ritrovamento e uno studio filologico

Irène Némirovsky, prima che la deportazione interrompesse il suo più ambizioso progetto letterario, aveva elaborato una seconda versione del romanzo Suite francese, rimasta celata per oltre settanta anni negli archivi dell’IMEC (Institut Mémoires de l’édition contemporaine, Caen) e ritrovata da Teresa Lussone attraverso un preciso e attento studio filologico che ha dimostrato l’autenticità del dattiloscritto denominato Tempesta in giugno. La scoperta della ricercatrice dell’Università degli Studi di Bari, arrivata dopo oltre dieci anni di studio, ha permesso di portare alla luce una versione avanzata e compiuta di Suite Francese, con capitoli inediti, che intreccia il destino di personaggi perfettamente caratterizzati, nel tipico stile di Irène Némirovsky: personaggi in fuga da Parigi che mettono in salvo soldi, argenteria e porcellane preziose; personaggi ispirati dalla passione per la Francia che rischiano la vita per salvare la nazione; personaggi dimenticati dal mondo che si ritrovano senza neppure un bagaglio da mettere in salvo: un’odissea francese caratterizzata da un’ironia moderna e da una narrazione lineare e asciutta, risultato di uno studio stilistico sulle opere di Flaubert.

Più di un romanzo, un testamento 

Tempesta in giugno non è soltanto un regalo per i lettori più affezionati di Némirovsky, ma un ulteriore capolavoro dell’autrice che rivive nel tempo e nello spazio attraverso un vortice di ironia, contrasti e lucidità. Si tratta di un romanzo nuovo, moderno, senza mezze misure, che non ha assolutamente le fattezze di un incompiuto, come è stato definito il suo predecessore, ma apre e chiude una serie di vicende umane intrecciate nell’esodo dei parigini all’esordio della Seconda guerra mondiale. Trenta capitoli perfettamente bilanciati, accompagnati da un preludio e da un finale, che restituiscono una dignità nuova all’epopea che Némirovsky aveva intenzione di realizzare e che purtroppo non è riuscita a portare a termine. Ma come spesso accade, il genio supera il destino e Tempesta in giugno è più di un romanzo: è il testamento di un’autrice che sconfina nel tempo per diventare attuale, realista, coerente con la storia. Si direbbe un reportage, un documentario parlato, un compendio delle reazioni umane al momento in cui suona l’allarme che cambierà fatalmente il destino di ogni individuo. Che cambierà il destino dell’autrice stessa e le conferirà le chiavi per restare – con ogni diritto – nella storia della letteratura internazionale.

Un romanzo distinto da Suite française 

Tempesta in giugno, nella traduzione di Teresa Lussone e Laura Frausin Guarino, evidenza le crisi sociali e la viltà degli eroi, i contrasti umani, gli psicodrammi dettati dall’incertezza del futuro e dal desiderio di rivalsa contro il nemico comune, e si avvale di “tipi” per procedere nella narrazione di uno degli eventi più tragici della storia moderna, purtroppo sempre attuale: la guerra. Némirovsky costruisce Tempesta in giugno alternando le vicende della famiglia Péricand, dello scrittore Gabriel Corte e della sua amante Florence, del direttore della banca centrale Joseph Corbin e dei suoi impiegati più fedeli, del collezionista di porcellane Charlie Langelet e di una serie di personaggi minori “come in un film”, applicando una tecnica di montaggio cinematografico, e fonda il suo universo sulla “impareggiabile arte dei contrasti”. Si tratta di un romanzo némirovskiano ma non troppo, come la scrittrice ebbe modo di descriverlo nei suoi appunti rimasti sepolti in una valigia prima della deportazione ad Auschwitz: Iréne rinuncia alle relazioni familiari complicate, alle descrizioni brevi e minuziose, alle introspezioni psicologiche spesso autobiografiche, e realizza un’opera assolutamente “chic”. 

Tempesta in giugno, versione inedita di Suite francese, è da considerarsi dunque un romanzo distinto rispetto al suo predecessore: come suggerisce la curatrice Teresa Lussone nella nota introduttiva all’opera, “sarebbe ingiusto pensare di sostituire Suite française, che è già un classico e come tale deve rimanere, con Tempête en juin” (titolo originale dell’opera). Bisogna leggere Tempesta in giugno in una chiave nuova, come una riscrittura più coerente e moderna rispetto al reale avvicendarsi della Storia: “mentre nella prima versione l’esodo coglieva alla sprovvista la società francese proprio come un temporale estivo, nella seconda esso rappresenta in maniera più nitida un evento eccezionale che sconvolge la Francia, la travolge, lascia relitti dietro di sé”. 

Si passa, pertanto, da un “temporale” ad una “tempesta”, dalla quale Némirovsky è stata travolta, e nella quale vortica ancora, a distanza di ottant’anni. 

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