Amore, dedizione, complicità: la scuola di Gaja Cenciarelli

Una supplenza di inglese a Rebibbia, alunni che parlano romanesco, l’intuizione semplicissima di una professoressa, che sospende il giudizio sugli studenti, considerandoli… esseri umani. Gaja Cenciarelli, con una prosa fresca, vivace, poco verbosa, in “Domani interrogo” racconta le derive di certa scuola d’oggi, e i rimedi per non arrendersi…

Leggendo questo libro mi è capitato più volte di sorridere.

Dovrebbe essere un romanzo dai toni seri, e lo è, ma è anche un libro che possiede un’ironia sottaciuta, mai esibita.

L’artificio narrativo è semplice. Siamo a Roma e c’è una tizia a cui viene data una supplenza di inglese a Rebibbia, in una scuola difficile. Non essendo lei una professionista della scuola al pari di chi professa di esserlo, prima di accettare l’incarico nutre dei dubbi sulle proprie capacità, rivelandosi alla fine molto più capace degli insegnanti titolati e di ruolo.

Parlare all’essere umano e dell’essere umano

I suoi alunni non parlano inglese, ma nemmeno l’italiano: parlano il romanesco, e nemmeno quello standard ma quello del quartiere; trascinano i loro drammi in un’esistenza esasperata, in una giovinezza che sa di moderno Accattone.

Di fronte questa disperata adolescenza, tra violenza, droga ed emarginazione, la professoressa ha un’intuizione tanto semplice quanto efficace: trattare i propri alunni come esseri umani, interessarsi di loro, sospendere ogni giudizio nei loro confronti, nella convinzione che la scuola è un luogo in cui ognuno di noi deve tirare fuori il meglio di sé, anche se non tutti siamo figli di genitori fortunati. La professoressa non rinuncia alla propria materia, non si abbassa, arrendendosi, all’ignoranza dei ragazzi, ma tratta la letteratura inglese come un pretesto, uno strumento per parlare all’essere umano e dell’essere umano.

I modelli

Difficile capire i modelli da cui l’autrice si è lasciata guidare in quest’opera, ma ci sono, e si sentono. C’è innanzitutto un’influenza cinematografica, perché l’insegnante protagonista somiglia moltissimo al professor Keating, ma non solo, c’è anche il professor Vivaldi, interpretato ne La scuola da un infinito Silvio Orlando, e c’è anche il professor Sperelli, quello di Io speriamo che me la cavo, tutti insegnanti che guardavano alla scuola con occhi innamorati come strumento di cura dell’anima e di riscatto sociale.

Quanto alla prosa c’è il miglior Starnone, ma anche Frank McCourt, eppure entrambi non oscurano lo stile di Gaja Cenciarelli, fresco e autentico. A narrare le vicende, infatti, è una voce narrante onnisciente bizzarra, cioè la scuola in senso lato, che rende la prosa fresca, vivace, poco verbosa, capace quindi di muoversi tra le modulazioni più lontane dell’esperienza umana.

Il baratro

C’è un passo che più di altri mi ha colpito, più da insegnante che da lettore, perché fotografa con lucidità il baratro verso cui sta sprofondando una certa scuola, attenta sempre più alle carte e sempre più disinteressata allo studente come persona.

La protagonista ricorda un alterco avuto in passato con un collega che le aveva vomitato queste parole:

«Essere un bravo insegnante non significa più entrare in aula e sapere fare lezione; essere un bravo insegnante significa saper redigere un piano didattico personalizzato, coordinare una classe, rispettare le scadenze, saper usare il registro elettronico, padroneggiare la normativa; essere un bravo insegnante è questo. Ormai non gliene frega più un cazzo a nessuno se sai fare lezione o no, nemmeno gli studenti. E piantala con questa visione romantica dell’insegnamento, i medici e gli insegnanti sono professionisti non missionari».

Aveva ragione il suo collega, che al contrario di lei era un ottimo insegnante, affidabile, informatissimo, non c’era una cosa che non sapesse. Aveva ragione, ma lei non è così, non ci riesce, e questo la fa soffrire.

La minaccia? L’appello

“Domani interrogo” è la minaccia più ridicola di sempre. Il professore incattivito non dice “Domani interrogo”, interroga e basta.

“Domani interrogo” è invece l’appello che ogni buon professore che ami i propri alunni rivolge loro. C’è un significato letterale in “domani interrogo”, e poi ce n’è un altro allegorico che fa rima con passione, amore, dedizione, complicità.

Il romanzo di Gaja Cenciarelli per Marsilio, Domani interrogo (240 pagine, 17 euro), questo narra.

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