A una scrittura ricca ed evocativa fa da contraltare una trama che lascia perplessi in “Spatriati” di Mario Desiati, vincitore del più recente Premio Strega. E convince poco l’idea di sradicamento come disorientamento esistenziale…
Spatriati (288 pagine, 20 euro) di Mario Desiati, edito da Einaudi – e vincitore della LXXVI edizione del Premio Strega – mi ha lasciato perplesso. Come se non mi fosse del tutto chiaro che cosa abbia letto nello specifico. Senza ombra di dubbio la scrittura è precisa, ricca, suggestiva ed evocativa. Una poesia di fondo è presente in molte parole, le similitudini (che abbondano) restituiscono immagini vive, cariche di sentimento, che si possono quasi toccare ed accarezzare. Ma è la trama di Desiati che mi lascia scettico.
Quel legame nonostante la distanza
La storia di due ragazzi pugliesi, profondamente legati nonostante la distanza, – lui rimane a Martina Franca, lei emigra prima al Nord e poi all’estero – è la cifra di questo libro che racconta di un’amicizia anomala, se vogliamo. Da un lato Francesco, omosessuale, ma profondamente innamorato di Claudia, eccentrica e bizzarra, a cui la provincia sta stretta. Si aggiunga il fatto che la madre di lui è l’amante del padre di lei: ma questo non scalfisce il loro rapporto che anzi cresce con gli anni, sebbene lei si conceda ai più disparati amori, mentre lui rimane in sottomessa attesa, sperando di poterla avere un giorno e di coronare quindi il suo sogno d’amore.
Disorientamento esistenziale
L’idea di sradicamento che suggerisce anche il titolo dell’opera di Desiati (ne avevamo scritto anche qui) è abbastanza debole: il disorientamento che qui si vuole descrivere non è tanto quello geografico, ma piuttosto quello esistenziale, dove ogni cosa appare troppo fragile ed effimera. Prevale la noia e l’attesa per qualcosa che, però, nel libro non succede. Una narrazione troppo piatta è probabilmente il peccato originale di questo volume in cui la cornice spicca rispetto al quadro stesso.
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