In “Superficie”, nuovo romanzo di Olivier Norek, la protagonista Noémie Chastain è alle prese con casi da risolvere e una nuova identità, a causa di un colpo di fucile in faccia. Spicca il fresco efficace saggio stile narrativo, “interno” alle procedure ma non pedante, secco ma non arido, coinvolgente e incalzante
Parigi e Aveyron. Primavera 2019. In borghese i poliziotti dell’antidroga fanno irruzione alle 6 di mattina in un appartamento al secondo piano di un edificio fatiscente della periferia parigina. La capitana Noémie Chastain è in prima linea, come sempre, caposquadra non è solo un titolo. Sanno che dentro, insieme a 25 chili di cocaina, c’è Sohan, una sudicia carogna di spacciatore armato fino ai denti, che probabilmente non si sarebbe fatto prendere senza sparare. Entrano con meticolosa attenzione, ma la reazione è fulminea: Noémie si becca in pieno viso il colpo di un fucile da caccia. Il suo vice Adriel è anche il suo compagno, spara due volte e fa arrestare il criminale, s’inginocchia e si dispera, la portano d’urgenza all’ospedale militare Percy: l’operazione chirurgica di “salvataggio” dura sette ore e trenta minuti, a suo modo perfetta. La parte destra della faccia era stata quasi interamente strappata via: oltre sessanta punti di sutura per il riposizionamento della guancia, cicatrice circolare di venti centimetri, un brutto segno per ognuno dei pallini di piombo, metà del cuoio cappelluto (bruciato) rasato, tre placche metalliche per la mandibola (fratturata), contingenti mutismo fisico e occhio nero pieno di sangue. Lo psichiatra dovrà essere bravo e Melchior sa di avere varie pazienti in quella sola persona, a rischio psichico: la poliziotta che vorrebbe riprendere servizio, la donna che pensa di aver perso la femminilità, la bambina morta di paura, l’adulta che convive con un’estranea. Dopo il mese di convalescenza si è visto che Adriel non ha retto la prova: l’ha lasciata sola affettivamente e poi la boicotta sul lavoro al leggendario Bastione. La mandano nella sperduta campagna, una tranquilla missione per chiudere il locale commissariato, dove la accoglie un simpatico tenente figlio del sindaco. Solo che presto vengono fuori orrendi crimini dal passato. E cercano di ucciderla. Quel mese sarà dura.
Operatore umanitario ed ex poliziotto
Superficie (330 pagine, 18 euro), tradotto da Maurizio Ferrara per Rizzoli, è lo splendido nuovo romanzo giallo di Olivier Norek (Tolosa, 1975), nipote di un sottufficiale della Legione Straniera, già operatore umanitario in Guyana ed ex Yugoslavia, poi poliziotto per 18 anni dalla strada fino al grado capitano nel noto distretto Seine-Saint-Denis, infine dal 2013 competente scrittore polar. Dopo l’interessante e apprezzata Trilogia 93 (della Banlieue), qui tutto è azzeccato e maturo, ben congegnato e scritto, praticamente mai già così (piacevolmente e curiosamente) da leggere. L’ambientazione non sono tanto le solite piccole comunità di paesini isolati (sei mila cittadini di un dipartimento in Occitania), quanto una versione aggiornata degli ecosistemi delle piccole aree di campagna-montagna, qui sostanzialmente ridisegnato dalla costruzione di una diga venticinque anni prima, all’origine delle dinamiche attuali (ci sarà pure da sommergersi nel lago artificiale di Avalon per capire il vecchio e infine da svuotarlo, lo si ritrova in copertina).
Uno psichiatra e affetti e amicizie…
La protagonista femminile del romanzo di Norek (narrata in terza persona, quasi fissa e al passato) è certo bella di aspetto, rossa di capelli, dura di carattere, una nemmeno 40enne vissuta e di notevole esperienza (sei anni alla Omicidi, otto all’antidroga), ma appare come un probabile inedito letterario, appena sfigurata e alle prese con una nuova oggettiva e soggettiva identità, esplorata grazie al bravissimo esperto psichiatra 50enne Melchior, con un giustificato contorno di complicati affetti e amicizie (un cane malandato e un bello sensibile aiuteranno molto), tutti personaggi e relazioni ispirati a biografie reali. La storia serve all’uopo, mescola quel che si era prima della diga (con tre bambini sul punto di scomparire e i relativi rapporti) e quel che si è diventati dopo (quando per caso riappare un fusto con uno scheletro), il profilo poliziesco-criminale riguarda vecchio e nuovo caso, un tragico miscuglio di segreti e misfatti, sempre con l’adrenalina giusta. Soprattutto a determinare ammirazione è il fresco efficace saggio stile narrativo di Norek, “interno” alle procedure ma non pedante, secco ma non arido, coinvolgente e incalzante, per far venir fuori quel che sempre cova sotto la superficie (da cui il titolo) dopo il comune (superficiale) impatto con i sensi e con le parole, con i corpi e con le menti. In questo la deturpata No Chastain risulterà ostinata e precisa, profonda e ironica, risolutiva. Rum e altri analgesici. Impariamo molto anche sul cervello (bravo a farci ammalare) e sul viso (ventuno emozioni dirette oltre alle microespressioni, la sola parte del corpo che usa i cinque sensi, aperto al mondo).
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