L’aberrante e abietto sostegno a Milosevic resta macchia eterna su Peter Handke, che però era un classico prima del controverso Nobel. Esce “Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi”, volume di annotazioni, riflessioni e aforismi, da diari e taccuini: uno scrigno di spunti, stralci, sussurri e scintille. Una raccolta di pensieri notturni, colti e spesso criptici, che incalzano il tempo, interrogando vita e morte
Fanno ribrezzo certe posizioni politiche mai ritrattate di Peter Handke a sostegno del regime genocida di Slobodan Milosevic. Considerazioni aberranti che non gli hanno impedito di intascare un Nobel che ad altri è stato negato per molto meno, o addirittura senza ragioni. Purtroppo Handke, questo scrittore dalle opinioni non controverse ma abiette, era un classico da tempo, ancor prima di venire incoronato in Svezia: autore sorprendente e sensibile, capace di spingere la letteratura verso nuove frontiere e su più territori (non solo la narrativa nelle corde di Handke, ma anche la sceneggiatura, la saggistica, i reportage, la poesia, il cinema da sceneggiatore e regista). Ed è quindi normale che gli editori tentino di intarsiare i propri cataloghi con qualcuna delle sue opere. Soprattutto Guanda e Garzanti detengono un bel po’ di titoli di Handke, che ha trovato spazio anche presso altre sigle. La casa editrice che più di recente l’ha accolto è la Settecolori, non nuova a pubblicazioni di autori politicamente scorretti, che si sta facendo largo puntando tutto sulla qualità. E che è audace anche nel puntare su una pubblicazione di Handke per palati finissimi, non esattamente un bestseller annunciato.
In dialogo con letteratura, arte e musica
Quello che però si trova in Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi (416 pagine, 26 euro), con la cura, la traduzione e una postfazione dell’autorevole studiosa e giornalista Alessandra Iadicicco, è uno scrigno di spunti, stralci, sussurri, scintille; spesso brevi, brevissime frasi, trascrizioni, concetti concisi, quasi dei promemoria. Non è la prima volta che Handke attinge a taccuini e diari, quelli compresi in questo denso volume, oltre a un’ottantina di schizzi e disegni, si rifanno agli anni fra il 2007 e il 2015. Lo scrittore austriaco – sospesi spazio e tempo – dialoga con la letteratura (da Bernanos a Dostoevskij, da Thoreau a Stendhal, passando per Cheever e Goethe, in assoluto il più citato, anche nella dedica e nell’esergo), l’arte, la musica (classica e rock), il calcio (cita l’argentino Javier Pastore parlando di grazia nel gioco), si fa cronista del dubbio e del disincanto, sciorinando esercizi di pensiero, mozziconi di frasi e aforismi, in cui talvolta – certo non sono motti di spirito – c’è spazio anche per l’ironia. Il tenore, per fare qualche esempio, è questo.
Una volta era un genio. E adesso? – È un esperto, che decadenza!
Il linguaggio è un mistero per i più.
«La letteratura è stata la salvezza per i dannati» (John Cheever, poco prima della sua morte). È stata?
Goethe: tutto ciò che è accanto a lui, attorno a lui, mi riguarda (in un modo o nell’altro).
«Il cuore è un cacciatore solitario»? Sì, e una solitaria preda (per Carson McCullers).
Nessuno è sicuro di poter scrivere (eccetto Georges Simenon, forse).
Lo sguardo mite, la solitudine, la ricerca della verità
È un libro scritto fuori dal tempo e dall’attualità, tra appunti e riflessioni quest’ultimo di Handke. Riparato in Francia, isolato dalla società letteraria, disconnesso dalla Rete, osserva uccelli e insetti, è immerso nell’ascolto dei suoni della natura, oscillante tra impalpabilità e concretezza, il Nobel austriaco coltiva la solitudine, scansa l’effimero e cerca la verità e l’eterno, quasi misticamente, magari in cerca di una fede religiosa, come si evincerebbe dalla conoscenza della Bibbia e del Corano. Inanella memorie, anche familiari, Handke, sensazioni, sogni, pensieri notturni, nonsense; confeziona confessioni a piedi scalzi, colte e criptiche, incalza il tempo, lo interroga, e fa altrettanto con la vita e con la morte. C’è una mitezza di fondo, l’avanzare degli anni ha stemperato parecchi spigoli, non mancano stoccate ad artisti a suo modo di vedere opportunisti, ma è poca roba, altro gli interessa: l’introspezione, l’ambiente, la bellezza.
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