Il siciliano Salvatore Sanfilippo – più noto come Antirez – è un programmatore di grido che dimostra d’essere anche un ottimo romanziere. Il suo esordio “Wohpe” immagina un mondo in cui l’intelligenza artificiale, costituendo un pericolo per la sopravvivenza della specie umana, è stata messa al bando. Una speranza sono le reti neurali e una coppia di scienziati è pronta a tutto…
C’è la seduzione, se non dell’ignoto, dell’inconsueto nelle pagine di un romanzo mandato in libreria dalla casa editrice Laurana (quella, per intenderci, dove anche Giulio Mozzi regala utili consigli). C’è un autore che ha fatto un percorso molto diverso da quello di chi quotidianamente mastica letteratura. C’è una ventata fresca, dinamiche di chi si è dilettato – certo con l’impegno di anni che richiede la stesura di un ottimo romanzo – scrivendo, qualcosa che il più delle volte coincide anche con il diletto del lettore. C’è tutto questo in un romanzo che, tendenzialmente, non avrei considerato fra le mie corde, visto che si muove in bilico fra fantascienza e intelligenza artificiale. Ma che mi ha sedotto.
Un programmatore di successo
Un’altra premessa è sull’autore. Le generalità “Salvatore Sanfilippo” diranno pochissimo a pochi. “Antirez”, invece, apre più porte nelle conoscenze di una nicchia di valore. Questo siciliano di Campobello di Licata, che ha moltissimo viaggiato, ma vive e lavora vicino Catania, è un programmatore, un informatico di successo, con innumerevoli successi professionali alle spalle, culminate nella creazione di Redis, database open source molto diffuso, utilizzato anche da colossi del Web, a cominciare da alcuni social media. Gli ultimi tempi, però, li ha dedicati alla stesura di un romanzo, che inevitabilmente risente del suo vissuto e delle sue esperienze di lavoro. Ed è una sorpresa davvero niente male. Il titolo è Wohpe (257 pagine, 18 euro).
La sostanza dello scrivere
Ben altro tipo di scrittura ha frequentato per una vita Salvatore Sanfilippo, ha scritto software. E, in qualche modo, con questo romanzo ha dimostrato che il mondo in cui ha messo in mostra le proprie grandi capacità non è poi, forse, così lontano da quello del puro storytelling, cambiano certamente le forme e la struttura dello scrivere, ma forse non la sostanza. L’assunto di partenza del suo romanzo Wohpe è perfino plausibile, ovvero che alla distanza l’intelligenza artificiale si sviluppi così bene e così tanto, sia così raffinata e “autonoma”, da potere creare problemi di sicurezza, da mettere in dubbio la presenza della specie umana sul pianeta Terra. Ecco perché Salvatore Sanfilippo immagina un mondo in cui da un ventennio è stata messa al bando l’intelligenza artificiale; a deciderlo è stato un organismo internazionale, che ha in qualche modo avvertito i segnali del pericolo in un contesto di diffusa automatizzazione di ogni aspetto del vivere.
Il finale è poesia
In questo contesto si muovono Asako e Michel, due giovani scienziati pronti a tutto, alle prese con Wohpe, una rete neurale, cioè un’applicazione che prova a riflettere il comportamento del cervello umano. Di più, a proposito dell’intreccio, non è il caso di svelare. Va gustato. Il finale, però bisogna dirlo, è poesia, in qualche modo un messaggio di speranza per la specie umana, un invito a credere nell’uomo. La fantascienza dal volto umano, verrebbe da dire. Stupisce che in tanti non abbiano prestato la giusta attenzione a questa uscita editoriale, che l’abbiano guardata sostenuti e con sospetto, che l’abbiano liquidata come letteratura di genere. Whope merita una platea più vasta di quella avuta finora. Fidatevi. E magari raccontatelo in giro…
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