Con Javier Marías, spagnolo di ascendenze letterarie inglesi, se ne va una certezza del romanzo contemporaneo. Tra le sue pagine la morte, dubbi, inganni e segreti. I lettori lascino il loro cuore nelle sue mani…
Felicemente prolisso, dalla prosa densissima e colta che cattura, dai proverbiali, leggendari, incipit, di passaporto spagnolo, ma di testa (e cuore) inglese, come dimostravano certe raffinate traduzioni e il “dialogo” con i grandi della letteratura d’Oltremanica, a cominciare da Shakespeare, Blake, Wilde, Hardy. Javier Marias lascia questa terra carico di allori (il Nobel alla Spagna manca da un terzo di secolo e periodicamente i bookmakers ci puntavano…), di fama internazionale, di alcuni libri che sono punti di riferimento per i lettori e gli scrittori d’oggi.
Amato dai lettori italiani
L’Italia l’ha scoperto tardi, ma l’ho amato davvero. Prima di diventare una colonna fra gli autori stranieri del catalogo Einaudi, era stato tradotto nella nostra lingua per un’intuizione della casa editrice Donzelli, che nel 1996 pubblicò Un cuore così bianco, con una copertina tutt’altro che irresistibile. Era stato pubblicato in Spagna quattro anni prima, era il suo settimo romanzo, l’unico a essere stato tradotto in due diverse versioni, da Bianca Lazzaro per Donzelli, da Paola Tomasinelli per lo Struzzo.
Attorno alla morte
La morte e la riflessione attorno a essa sono il cuore pulsante di molti dei suoi romanzi ipnotici e ambigui. Basti pensare alle prime pagine del già citato Un cuore così bianco o del successivo Domani nella battaglia pensa a me. Nel primo dei due c’è tanto (tutto?) dei romanzi successivi, fino agli ultimi due, che compongono un dittico: Berta Isla e Tomás Nevinson: prime pagine sconvolgenti, digressioni minuziose, profonde riflessioni sull’uomo e i suoi misteri (dubbi, inganni o inconfessabili segreti), sulle relazioni interpersonali. Meglio non aggiungere altro. Per scoprire o approfondire il mondo di Javier Marias, una certezza, uno dei pochi autori contemporanei capaci di portare i lettori in un altro tempo, bisogna mettere il naso dentro i suoi libri e lasciare il cuore nelle sue mani.
Una vita comprensibile?
In Berta Isla si legge:
Possiamo vivere nell’errore continuo, credere di avere una vita comprensibile, stabile e afferrabile, e poi scoprire che tutto è insicuro, melmoso, sfuggente, che non abbiamo un terreno solido su cui poggiare.
Ma è lui un terreno solido su cui poggiare.