Un singolo racconto inedito è “Quel che resta delle case” di Emanuela Canepa, fra i primi ad aderire al progetto delle edizioni Tetra. Le atmosfere – presenze, assenze, passato, presente e crepe – hanno il sopravvento sulla componente psicologica. In una notte di Natale la piccola protagonista e i genitori rischiano la vita…
Piccoli quadrati di felicità. Formato microscopico, invito alla lettura grandioso. Ecco cosa suggeriscono i racconti proposti da una nuova casa editrice, Tetra, che ha Roberto Venturini come direttore editoriale. Ogni quattro mesi quattro nuovi racconti – è tutto partito il 4 maggio e la prossima serie è in programma a settembre – al prezzo di 4 euro. Il numero 4 della prima serie è opera di Emanuela Canepa, già autrice de L’animale femmina (ne abbiamo scritto qui e qui) e Insegnami la tempesta (ne abbiamo scritto qui). E se la qualità di questo racconto è sintomatica dell’intera iniziativa, siamo davanti a racconti imperdibili, che magari possono portare ad approfondire gli altri titoli degli scrittori coinvolti (oltre a Canepa, Andrea Donaera, Paolo Zardi e Valerio Aiolli).
Altro che Cappuccetto Rosso…
Stavolta, a differenza dei suoi romanzi più noti, entrambi pubblicati da Einaudi, Emanuela Canepa (qui un articolo che ha scritto per noi) in Quel che resta delle case (67 pagine, 4 euro) sceglie di far prevalere le atmosfere sulla componente psicologica, nulla sembra essere come appare in questa storia ambientata in una notte di Natale. Entra subito in scena una bimba in una vecchia enorme casa, «isolata in una remota periferia padana inquinata e umida». E poi una nonna, quanto di più lontano dalle vecchiette delle favole («… era un dato di fatto che la nonna avesse uno straordinario talento nel distinguere la verità dalle illusioni consolatorie, anche se per lei faceva comunque poca differenza. L’onestà era un attributo che non le interessava in misura particolare. Una virtù da ragionieri, diceva»), se state pensando a qualche reinterpretazione di Cappuccetto Rosso..
Non solo un’eredità morale
È una storia di presenze e assenze, una vicenda di presente e passato, di grandi crepe e piccole fessure, in cui aleggia il mistero a ogni piè sospinto. Il rapporto fra la piccola e la nonna materna prosegue anche dopo la morte di quest’ultima. E continua anche in un momento cruentissimo che mette a rischio la vita della bimba e dei suoi genitori. L’anziana non lascia solo un’eredità morale (per lo più incomprensibile alle orecchie della giovane nipote: «Se ami e non ti proteggi sei una vittima. Se ti proteggi e non ami sei un carnefice. La consapevolezza ce l’hanno in pochi, il talento in pochissimi, il coraggio quasi nessuno»), ma anche un insostenibile profumo di vaniglia… Inquieta e turba Canepa, la scrittura è elegante e precisa come sempre, il risultato surreale come mai.
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