“Uno dei più fedeli seguaci della laica religione del racconto”, come si autodefinisce Valerio Valentini, spiazza nel suggerire sei romanzi su sette libri, e una sola raccolta, benché famosissima di storie brevi. Il suo è un nuovo contributo della nostra rubrica più amata (qui gli altri articoli della serie)
“Aratro ritorto” di Itamar Vieira Junior (Tuga)
Nel profondo sertão baiano, le sorelle Bibiana e Belonísia, figlie di lavoratori di una fazenda, trovano sotto il letto della nonna un vecchio coltello d’argento nascosto in una valigia. Incuriosite, pagano a caro prezzo l’audacia di volerlo toccare, con un incidente che cambia per sempre le loro vite e le costringe a diventare l’una la voce dell’altra. Con il passare degli anni, quella vicinanza finisce però per dissolversi e la diversa prospettiva con cui osservano il mondo che le circonda le allontana progressivamente. Mentre Belonísia si dedica volentieri al lavoro nei campi e al sostegno al padre – Zeca Cappello Grande, curador dello jarê – immerso tra candele, incensi e preghiere, Bibiana si rende conto ben presto della condizione di servitù a cui la sua famiglia è sottoposta da decenni e decide di lottare in difesa del diritto alla terra e contro lo sfruttamento dei lavoratori. Con una trama intessuta di antichi segreti che ha quasi sempre le donne come protagoniste, e all’ombra delle disuguaglianze che si estendono fino all’odierno Brasile, Aratro ritorto è un’opera polifonica, che racconta una storia di vita, morte, lotta e redenzione, una piccola epopea popolare di due sorelle che si confrontano con una realtà dura, mistica, ma molto, molto umana con le tradizioni del profondo Brasile.
“Il dolce domani” di Russell Banks (Einaudi)
Il romanzo racconta il “day after” di una città di provincia sconvolta da un incidente automobilistico. È la storia corale di tutti i personaggi coinvolti nell’atroce imprevisto e delle loro diverse reazioni: c’è chi cerca di rimuovere l’accaduto, chi cambia città per ricominciare a vivere altrove, chi si perde nell’alcol e nella droga, chi trova rifugio nella fede e chi parte alla caccia dei possibili colpevoli: lo Stato, la città, il distretto scolastico, l’autista, l’ente che si occupa della manutenzione delle strade.
Una storia unica, drammatica raccontata in prima persona attraverso gli occhi di 4 personaggi. La storia però, significativa di come un’intera comunità deve affrontare un qualcosa che, con differenti distanze, colpisce tutti in un modo o nell’altro.
“Augustown” di Kei Miller (Funambolo)
Un giorno di aprile ad Augustown, in Giamaica, Ma Taffy, vecchia e cieca, siede al suo solito posto in veranda. Quando suo nipote di sei anni, Kaia, torna a casa da scuola con i suoi dreadlocks rasati, si rende conto che questo è un cattivo presagio per tutti i rastafariani. E così inizia a raccontare la storia di Alexander Bedward, il predicatore volante. Ricorda cosa è successo al Rastaman e al suo aiutante, Bongo Moody. Episodi che fanno parte della storia della Giamaica. Kei Miller scrive una favola moderna che con una lingua multiforme e camaleontica come il patois giamaicano, ci racconta la Giamaica di ieri e di oggi, i conflitti razziali, la poetica del diverso e un mondo fatto di meraviglie e leggende popolari, frutti esotici e africani volanti, divinità a forma di ragno e repressioni della polizia, un mondo che rinnova la tradizione del realismo magico declinandola con ironia, saggezza e immenso coraggio.
“Gli amori difficili” di Italo Calvino (Mondadori)
Per la prima volta, nel 1958, Italo Calvino raggruppa quella serie di racconti (13) che danno il titolo al libro: Gli amori difficili. Raccolta che tratta il tema dell’amore, o degli amori, e il viaggio, fisico, mentale e immaginario che le persone intraprendono nella ricerca di esso. Ciò che è alla base di tutte queste storie è la mancanza di comunicazione, quella zona di silenzio che sta in fondo a tutti i rapporti umani, una struttura di simmetrie e opposizioni, una scacchiera in cui le mosse di pezzi bianchi e neri si riprendono con una cadenza simile a un balletto classico.
Le storie de Gli amori difficili sono perlopiù racconti di come una coppia non s’incontra e, nel loro non incontrarsi, l’autore sembra far coesistere solo una ragione di disperazione, ma anche un elemento fondamentale del rapporto amoroso.
Sono tutti, o quasi, racconti degli anni cinquanta, anche se l’autore li propone in ordine cronologico di scrittura; (si parte dal primo, scritto nel 1953 e si arriva all’ultimo, scritto nel 1967), non solo per la data della loro stesura (e consequenziale pubblicazione) ma anche per lo stile che, in quei particolari anni, si ricollegava a uno stile simile alla letteratura ottocentesca, non è un caso che, Calvino, in questi racconti sembri rivisitare la novella di Maupassant e di Cechov, mantenendo però uno stile più geometrico attraverso un gioco di combinazioni che, unito a un ideale di humor e un senso classico “minore”, dà a tutta la raccolta un tono poetico ben definito.
Se la novella, per lo scrittore ottocentesco, era una fetta di vita, per lo scrittore di oggi è innanzitutto una pagina scritta, un mondo in cui agiscono forze d’un ordine autonomo, il procedimento logico che serve agli uomini per stabilire relazioni anche tra i fatti più comuni.
“Il codardo” di Jarred McGinnis (Sem)
Cosa vuol dire “rinascere” su una sedie a rotelle? Cosa vuol dire svegliarsi ed essere colpevoli della morte di una ragazza e di un futuro, il proprio, condizionato per sempre da un handicap?
Jarred non camminerà mai più: senza soldi, senza lavoro, torna a casa da un padre con cui non parla da dieci anni e che vive, come lui, un ergastolo morale per ciò che è stato, che ha fatto e per le persone che ha perso.
Un romanzo che esplora in maniera commovente e senza tanti giri di parole il modo in cui un essere umano possa riuscire (o non riuscire) a vivere un’esistenza di mancanze presenti e di pesi del passato.
“Queste montagne bruciano” di David Joy (Jimenez)
Romanzo che si inserisce perfettamente in quel grande contesto narrativo che sono gli Appalachi, un vero must della narrazione made in Usa degli ultimi anni.
Una storia – quella di Raymond, del giovane Danny, dell’agente Holland, protagonisti e coprotagonisti del romanzo – che non ha bisogno di complotti internazionali, supercrimini o personaggi invincibili per conquistare il lettore.
Una storia perfetta di personaggi imperfetti (nella morale, nelle scelte e nei gesti) che ci racconta la lotta allo spaccio di stupefacenti e le loro conseguenze, diverse, su tutto e tutti: vite, città, progetti e futuro. “Cosa sarebbe il mondo senza conseguenze?”.
“Legami di sangue” di Octavia Butler (Sur)
È il 1976, l’anno del bicentenario dell’indipendenza americana. Dana e Kevin sono una coppia mista – lei nera, lui bianco – che guarda con fiducia al proprio futuro nella tollerante e progressista California. Ma un giorno, mentre stanno sistemando i libri nella loro nuova casa, Dana si ritrova inspiegabilmente catapultata nel passato, nella piantagione schiavista dove vivevano i suoi antenati. Da quel momento il suo destino si intreccerà con quello di Rufus, il ragazzino dai capelli rossi figlio del proprietario della piantagione, e di Alice, una bambina nera nata libera in un mondo che fa di tutto per negarle quella stessa libertà. Dana dovrà rivedere le sue certezze di donna nera emancipata per adattarsi alla realtà, antica e incancellabile, che si trova di fronte, e tentare di salvare sé stessa e i suoi inconsapevoli compagni d’avventura. Rielaborando il tema fantastico dei viaggi nel tempo e attingendo alla letteratura ottocentesca dei racconti di schiavi – ma innestandovi una consapevolezza razziale e una sensibilità femminile tutte moderne – Octavia Butler dà vita a un classico del secondo Novecento americano. “Legami di sangue” è un romanzo capace di trasformare la coscienza del lettore superando i confini tra il reale e la fantasia, tra il passato e il presente, tra il «bianco» e il «nero».
Libro lucido e realistico, e doloroso romanzo che affronta il tema della schiavitù e delle sue contraddizioni in modo inconsueto ma inaspettatamente potente. dove l’approccio fantascientifico (il viaggio nel tempo) è solo un espediente per immergere gradualmente il lettore nel sistema schiavista vigente nel sud degli Stati Uniti fino al 19° secolo e che fa riflettere su quello che significa vivere in un eterno presente, sempre in bilico tra sentimenti opposti, tra il desiderio di pace e felicità e la consapevolezza che tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro. Butler rielabora il tema dei viaggi nel tempo per raccontare il regime schiavista e per delineare la figura di una donna estremamente consapevole della questione razziale e (mi viene da dire) e della questione di genere. Assolutamente consigliato.
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