Un abile intreccio di più storie costituisce “Una trama di fili colorati” di Whitney Otto, che torna in libreria dopo un quarto di secolo. Finn, vicina al matrimonio, va in vacanza dalla nonna in campagna: dalle sue amiche, che si raccontano senza filtri, inizia a fare i conti con la vita…
Un romanzo di oltre trent’anni fa, tradotto in italiano più di venticinque anni fa, adesso riportato a nuova vita. La traduzione è la stessa della prima edizione Frassinelli (da quello catalogo bisognerebbe ripescare altre gemme non più proposte, per esempio i libri di Meir Shalev…), firmata da una garanzia come Franca Cavagnoli (qui un articolo che ha scritto per noi). Nell’immaginario collettivo “buca” più la memoria del film Gli anni dei ricordi, con Winona Ryder, ma è su questo volume snello, ora di nuovo in libreria, che bisogna posare gli occhi. Una trama di fili colorati (234 pagine, 16 euro), pubblicato da minimum fax, è il romanzo più noto di Whitney Otto, californiana vicina ai settant’anni. E, attraverso tante storie, è capace a tratti di incantare.
Piccole Sheradzade
Attorno a sette storie, quelle di altrettante ricamatrici, storie lunghe una cinquantina d’anni, c’è una cornice: una ragazza prossima alle nozze, Finn Bennett-Dodd (“Una volta ero una giovane studiosa; adesso sono fidanzata. Non che non si possa essere entrambe le cose – lo so bene – ma non riesco a capire fino in fondo chi sono in questo momento”), accoglie l’invito della nonna, trascorrere un po’ di vacanze in campagna; un’occasione per scoprire il circolo del trapunto, composto da attempate narratrici, piccole Sheradzade che, mentre tessono assieme tanti ritagli di stoffa (il cosiddetto quilt) e snocciolano le istruzioni per realizzarlo, si raccontano, dicendo quello che di solito magari non direbbero. Ci sono vedove, c’è chi ha perso un figlio nella guerra del Vietnam, c’è chi è stata illusa dall’amore, chi delusa dal matrimonio. Finn fa i conti con la vita, riflette su cose che prima non le sfioravano nemmeno i pensieri…
La condizione della donna
È la condizione della donna a finire sul palcoscenico di questo romanzo. Polvere di speranze e sogni, pezzi di storia americana, dai dettagli allo sguardo di insieme, con un occhio di riguardo ai legami coniugali, alle sconfitte, alle decisioni prese, ai pregiudizi, agli eventi bellici. La solidarietà fa capolino nel gruppo di ricamatrici, è un’urgenza, una necessità. E un’altra virtù che sembrerebbe ineludibile è la pazienza.
… questi conflitti chiamano alle armi uomini a cui avete dato la vita, uomini che avete sposato, uomini che vi hanno generato. Gli uomini combattono. Le donne aspettano. Ci vuole la pazienza di Giobbe.
Un patchwork profondo
Un libro denso di storie e di Storia statunitense (forse qualcosa di paragonabile al più recente Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann, che nell’ultima edizione Feltrinelli è diventato Lascia che il mondo giri), che può strappare anche momenti di commozione, oltre che di riflessione. Non semplici di bozzetti accostati l’uno all’altro, ma un’opera compiuta (come il quel ricamato dalle amiche della nonna di Finn), un patchwork colorato e profondo, quello di Whitney Otto, da consigliare assolutamente a chi ha a cuore la bella letteratura, i libri che possono accompagnarci per tutta la vita.
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