Il cinico e geniale Vjazemskij? Fine ladro di idee e pettegolezzi

Un russo dell’Ottocento considerato a torto minore, finalmente pubblicato in italiano: “Briciole della vita” di Pëtr Andreevic Vjazemskij, tradotto e curato da Serena Vitale, è una raccolta di pagine scelte dai taccuini di una vita. Motteggi e conversazioni, aforismi e giudizi sulla Russia del suo tempo, e attacchi e sberleffi contro individui di ogni rango

Nelle ultime settimane il nome di Pëtr Andreevic Vjazemskij non è più quello di uno sconosciuto presso il pubblico dei lettori avvertiti. Giustamente, si tessono le lodi delle sue pagine, alcuni esagerano in voli pindarici (ragazzi, è difficile che sia stato vostro compagno d’armi, era un classe 1792…), e un buon numero di amanti delle belle letture ha già in mano il suo prezioso volumetto, Briciole della vita (205 pagine, 14 euro), curato e tradotto per Adelphi da Serena Vitale: una delle conferme che non esistono grandi editori che sono uomini soli al comando, hanno sempre bisogno di grandissimi collaboratori, come Serena Vitale, slavista (e non solo). Vjazemskij, intimo amico di Puškin, poeta magnifico e critico letterario, politico di nobili natali (dopo una breve gioventù imbevuta di ideali rivoluzionarii), dissipatore di un patrimonio, morto fuori dalla Russia, è un geniaccio che alterna osservazioni coltissime e freddure, ritratti satirici e aneddoti gustosi. Questa selezione di pagine scelte dalla sua vastissima opera, mai programmaticamente pubblicata, dà l’idea di un individuo e di un intellettuale fuori dagli schemi già in pieno Ottocento. Com’è possibile che si sia atteso tanto per vederlo tradotto e pubblicato? Determinate parabole, certi percorsi sono misteriosi. Quel che conta, adesso, è poter avere fra le mani questo libro prezioso. E stupirsi pagina dopo pagina, paragrafo dopo paragrafo.

Consigliato da Brodskij a Calasso

Agile, insolito, stimolante. Briciole della vita del principe Pëtr Andreevic Vjazemskij è quanto di più distante e diverso si trovi nei “fenomeni da classifica”. In Italia, giusto per dare l’idea e la misura del letterato russo, a parlarne o a scriverne, diffusamente o stringatamente, erano stati Angelo Maria Ripellino, Cesare De Michelis, Fausto Malcovati, Pietro Citati e Roberto Calasso: quest’ultimo in un ricordo di Iosif Brodskij, che di Vjazemskij era un grande estimatore. Calasso, uomo di sconfinate letture e di curiosità vorace, si crucciava e fantasticava “per mancanza di traduzioni” anche su Vjazemskij. A distanza di tanti anni sapere che la sua casa editrice l’ha finalmente pubblicato in italiano gli avrà strappato, ovunque sia, un moto di gioia. Fondamentale, per inquadrare l’uomo e il suo periodo, è l’introduzione di Serena VItale su vita e opere di questo russo a torto considerato minore e il cui alter ego nello sterminato corpus di taccuini è N.N., a cui è affidata anche la chiosa di questo imperdibile rettangolo celeste della Piccola Biblioteca Adelphi, questa.

A proposito di N.N. Non so se Dio gli perdonerà i suoi peccati, ma di certo lui non perdona a Dio il più piccolo raffreddore.

Ma non è niente male, né falsamente modesta, nemmeno questa:

«Perché un po’ per volta tutti infilano la porta ed escono da questa sala? Che cosa significa questa migrazione salottiera?». «Sarà perché nell’altra N.N. ha cominciato a raccontare le sue storie»

L’invidia della stupidità felice

Conversatore di rango – un po’ ladro di storie, idee e pettegolezzi con gli interlocutori di corti e salotti – virtuoso delle sberleffo fulminante contro individui di ogni rango, eccentrico nel look e nell’abbigliamento, molto più che sagace, Vjazemskij e l’Ottocento russo visto con i suoi occhi emergono in pennellate ciniche e geniali. Un manifesto programmatico? In una manciata di parole:

…non mi è mai capitato di invidiare le persone intelligenti: l’invidia mi assale soltanto alla vista della stupidità felice…

Nei suoi taccuini e diari attacca nemici e detrattori (anche non suoi, ma ad esempio di Puskin e Karamzin), ma dà il meglio di sé in frammenti pungenti, mordaci motteggi:

E*** sostiene che nella vita bisogna decidere: prendere moglie o comprare una carrozza. Se le hai entrambe, infatti, ti tocca restartene a casa tutto il giorno, senza moglie e senza carrozza.

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