Non disdegna il soprannaturale alla Stephen King il romanzo “Neve rossa” della sceneggiatrice Barbara Petronio. Protagonisti Giovanna e Dario, che hanno perso il figlioletto, investito da un’auto. Il continuo e perturbante climax culmina in un finale che lascia a bocca aperta…
Autori con l’ambizione di diventare registi o sceneggiatori, da Houellebecq a Carrisi, da Bradbury ad Hornby, da Ammaniti a Baricco. E sceneggiatori che vogliono scrivere libri. Così va il mondo. Di recente, per esempio, Francesca Serafini ha firmato un importante esordio, da romanziera, per la Nave di Teseo, Tre madri (ne abbiamo scritto qui). E alla “seconda categoria” appartiene anche Barbara Petronio, collega di Serafini, che ha all’attivo serie come Suburra e Romanzo criminale, e adesso debutta per Harper Collins con un libro di grandissimo impatto, che non disdegna elementi paranormali e scene certamente forti, pienamente pulp. Neve rossa (301 pagine, 19 euro) è il titolo di un romanzo che non assomiglia a nessuno dei gialli italiani che vanno per la maggiore, che ha qualche debito, malcelato, con Stephen King. E che, dunque, merita una certa attenzione.
Isolarsi nell’Appennino
Non c’è nulla di candido nella neve – che torna, ogni volte diversa, come titolo di ogni capitolo – di questa storia. È in una notte innevata che muore Giovanni, 3 anni, figlioletto di Giovanna e Dario – coppia che non scoppia di salute… sentimentale – un’auto lo investe fatalmente e la sua scomparsa violenta cambia la parabola di vita dei genitori, che si rifugiano a Sestola, piccolo centro dell’Appennino emiliano. Pochi, pochissimi i contatti con l’esterno della coppia, che prova a dimenticare, a dare un senso al dolore, che si lascia travolgere dalle inquietudini. Barbara Petronio mostra dimestichezza con il soprannaturale, è a proprio agio con i dialoghi e quando, di volta in volta, sferza il ritmo narrativo, con ripetuti cambi di passo che tengono avvinto chi legge.
Qualcuno si ricrederà…
Da una parte psicofarmaci e rimorsi, con cui fanno ci conti i due personaggi principali, dall’altra segnali inquietanti, perché Giovanna e Dario vedono e sentono cose che non comprendono. Pieghe oscure dell’esistenza e colpi di scena (saranno coinvolti anche un piccolo albergatori della zona, Federico, e la sua affascinante moglie, Helena, da poco divenuta madre per la seconda volta) sembrano essere il pane quotidiano di Barbara Petronio anche nella forma romanzo, consapevolmente di genere. L’esame è superato senza alcuna titubanza, il continuo e perturbante climax dei capitoli che l’autrice umbra intarsia e mette l’uno dietro l’altro, culmina in un epilogo fantastico che mozza il fiato. Tutto pronto per un film? Nì, chissà. Il volume nasce da qualche rifiuto incassato malvolentieri dalla sceneggiatrice. Magari qualcuno adesso si ricrederà…
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