Un romanzo per ragazzi sulla fine dell’innocenza e sui drammi e sulle conseguenze della guerra. È “Il giardino dei Grìgoli” di Maria Messina, incentrato sul viaggio di due orfani dalla Sicilia al nord Italia. Pubblicato subito dopo la prima guerra mondiale risente del clima del tempo, imbevuto com’è di spirito nazionalistico…
Naturalmente bisogna contestualizzare. E, per farlo nel modo migliore, bisogna leggere con attenzione una magistrale introduzione firmata da una studiosa italiana, che vive in Francia e insegna in un’università transalpina, Giusi La Grotteria. È lei che ha curato la pubblicazione di un ennesimo gioiello firmato Maria Messina, tassello del progetto di ripubblicazione delle opere avviato qualche anno fa dalle edizioni Croce. La Grotteria, introducendo Il giardino dei Grìgoli (XXXVI + 118 pagine, 14,90 euro), romanzo per ragazzi di Maria Messina, spiega la genesi dell’opera e la colloca nel tempo in cui fu scritta e pubblicata, ovvero nel primo dopoguerra. L’esaurirsi dell’infanzia, la presa di coscienza di un mondo in cui può prendere forma anche un conflitto internazionale, sono passaggi fondamentali di queste pagine, e altri punti fermi sono lo spirito nazionale, la bontà, il senso di famiglia.
Il trend di quel periodo…
Scrittrice di successo e collaboratrice assidua di periodici, Maria Messina toccò l’apice della propria carriera negli anni Venti del secolo scorso. Il 1922, per esempio, è un anno cruciale e fecondo, con la pubblicazione di Personcine per Vallardi, I racconti dell’Avemmaria, editi da Sandron, e Il giardino dei Grìgoli da Treves. Quest’ultimo, tra i migliori titoli della sua produzione per l’infanzia, non era un inedito assoluto, poiché aveva visto la luce, a puntate, tra maggio e luglio del 1919, sulle pagine del Corriere dei Piccoli. A differenza di virate fantastiche (alla Luigi Capuana), che si era concessa in altri volumi per i più giovani, in questo la scrittrice siciliana, pur liberando la fantasia, scrive di un contesto concreto e attuale, l’Italia della Grande Guerra è da poco alle spalle, c’è una identità nazionale da rifare, un orgoglio patrio da ricostruire e Maria Messina cede al trend di quel momento storico. Peccato da perdonare, davanti a una scrittrice così speciale si chiude un occhio anche sulla retorica patria.
Inevitabile cambio di prospettiva
Il giardino dei Grìgoli ha come personaggi principali due orfani, Ninetta e Pepé. Dopo dieci capitoli la loro esistenza viene ribaltata: morto anche nonno Sìdoli, dopo i genitori, cala il sipario sull’innocenza con cui fino ad allora avevano assistito alle cose e alle storie del mondo. E per loro inizia un viaggio inevitabile, dalla Sicilia al settentrione, che ha come destinazione “la zona di guerra”. Quelli che erano due piccoli spensierati, dediti ai giochi (e anche la guerra era un loro gioco) faranno esperienza di tutto ciò che gli eventi bellici condizionano, dissestano, distruggono. È un cambio di prospettiva tutt’altro che graduale, che ha il suo culmine in un ospedale militare. Plauso alle edizioni Croce che hanno preso il testimone da Sellerio, nel rivalutare e fortificare il processo di recupero di questa straordinaria autrice siciliana, Maria Messina, morta indigente e dimenticata. Adesso, però, non ci sono più scuse per non avvedersi della sua grandezza.
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