Addio a un fotoreporter che ha raccontato per decenni Palermo e la Sicilia. Gigi Petyx era un fotografo capace di prodezze, ottenute con semplicità, fenomeno vero fra tanti fenomeni presunti, che lascia il patrimonio vivo dei suoi scatti e un mestiere che cammina sullo sguardo del figlio
Chiamatela malattia, ossessione, ma io senza macchina fotografica non sono mai uscito da casa. Mi sentirei un Cavaliere senza spada.
Bontà, ironia, fiuto, passione, sensibilità, umiltà e talento. Non necessariamente in quest’ordine. Il Cavaliere ha deposto la spada, per usare una sua metafora, ma la battaglia è vinta, c’è un patrimonio vivo nelle immagini di una vita, un mestiere che cammina sulle gambe e nello sguardo di un erede, il figlio Igor, e c’è un libro naturalmente – il filo rosso di questo sito – che varrebbe la pena di recuperare. È stato pubblicato qualche anno fa da Dario Flaccovio editore, è stato scritto da due valenti giornaliste, Laura Grimaldi e Claudia Mirto, ed è una lunghissima intervista a un fotografo che ha raccontato Palermo e la Sicilia, sulle pagine dei due principali quotidiani cittadini e di settimanali nazionali, sporcate di sangue dalla mafia, assetate, umiliate, felici: PalermoPetyx (207 pagine, 25 euro), con prefazione di Dacia Maraini, l’epopea di Gigi Petyx, professionista senza spocchia, con decenni di reportage in curriculum.
Per Palermo a occhi chiusi
Ha immortalato Danilo Dolci e Alain Delon, Ninetta Bagarella e Aretha Franklin. Ha raccontato morti ammazzati e divi. Fotoreporter vero, giornalista per immagini, Gigi Petyx. Uno come lui avrebbe potuto camminare per le strade di Palermo a occhi chiusi, ne conosceva ogni metro quadrato. Qualcosa che si evince dalla lettura di PalermoPetyx, in cui c’è spazio anche per oltre 150 suoi scatti.
Senza perdere l’umanità
Chi scrive ha lavorato in pochissime occasioni con lui: ancora negli anni Novanta cronisti e fotografi si muovevano assieme. Non era più il tempo in cui Gigi Petyx sfoggiava la sua chioma rossa. Poche frasi farfugliate, mezze risate, rigore professionale, rapidità d’esecuzione, curiosità, senza perdere mai di vista l’umanità. Gigi Petyx era un fotografo capace di prodezze, ottenute con semplicità, fenomeno vero fra tanti fenomeni presunti. Adesso che la tendenza di molte aziende editoriali è quella di svilire i professionisti, di mandare in edicola giornali senza giornalisti, poligrafici e fotografi (con immagini scattate con gli smartphone o tratte dal web), di mandare in onda telegiornali senza giornalisti, operatori e tecnici, forse Gigi non avrebbe ceduto alla divorante passione della fotografia. Forse avrebbe vissuto un’altra vita. Ma sempre con bontà, ironia, fiuto, passione, sensibilità, umiltà e talento.
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