Stupiscono gli oltre vent’anni di attesa per la pubblicazione in Italia di “Vantaggi di viaggiare in treno”, breve romanzo dello spagnolo Antonio Orejudo, che ha appreso la lezione dei grandi della letteratura post-moderna. Un incontro in treno fra un medico e un’editrice innesca più storie. Un libro che incuriosisce, con squarci poetici, pulp, ironici e horror…
A Napoli c’è una casa editrice audace che non esita a lanciare nel mercato italiano un libro assolutamente poco commerciale – sull’inganno che generalmente è la letteratura – e uscito in patria, la Spagna, un paio di decenni fa. Lo stesso autore, lo spagnolo Antonio Orejudo, ne ha parlato come di una specie di cover, o di remix (non ha usato esattamente queste parole) di un racconto di Cervantes. Il romanzo Vantaggi di viaggiare in treno (120 pagine, 15 euro), che ha avuto anche una riduzione cinematografica, è tradotto da Raul Schenardi e proposto da Polidoro editore, sigla tutt’altro che schiava delle mode.
Una cartelletta incustodita
È un romanzo denso e perfido, ipnotico, che sorprende, quello di Antonio Orejudo; diverte, incuriosisce, con squarci poetici, pulp, ironici, horror. E con qualche metaforico riferimento, poco benevolo, al mondo dei libri odierno. È costituito da una raccolta di casi clinici, tratti da una cartelletta lasciata incustodita alla fermata di un treno da un medico, che si presenta come lo psichiatra Ángel Sanagustín. In qualche modo questi due personaggi si ritroveranno nelle ultime pagine, con colpo di scena assicurato. Le carte con la descrizione di ciò che vivono e scrivono i pazienti (da tormenti intimissimi a paranoici complotti mondiali) finiscono nelle mani di Helga Pato, editrice, che ha fino a poco prima dialogato con il medico e che, in precedenza, aveva fatto ricoverare il marito in ospedale psichiatrico, marito scrittore, di cui era diventata anche agente, alle prese con la coprofilia…
Un miracolo di equilibrio
I rapporti tutt’altro che scontati tra realtà e letteratura, tra immaginazione e psicologia, e un pessimismo di fondo galleggiano lungo tutti i brevi capitoli del libro di Antonio Orejudo. La partitura complessiva è un piccolo miracolo di equilibrio, non disorienta mai il lettore, lo accompagna all’epilogo, una chiusura del cerchio. Inventare, confondere, inquietare sono alcuni dei punti fermi di un romanzo che vi stupirà. E che stupisce abbia dovuto aspettare così tanto tempo per essere tradotto in Italia. L’umorismo cupo e certo approccio perverso avranno lasciato qualcuno interdetto. Ma è poca roba per non accorgersi di tutto il resto. Orejudo ha fatto sua la lezione metaletteraria dei grandi nomi della letteratura post-moderna. E ha aggiunto del suo.
È possibile ordinare questo e altri libri presso Dadabio, qui i contatti