“Stretto di carta” di Dario Tomasello è un’indagine critica su una terra di confine, una mappa letteraria fra Sicilia e Calabria, a cominciare dal mare, tra creature e paesaggi, storie e riflessioni. Un saggio che si fonda sulle pagine che grandissimi e grandi scrittori (anche dimenticati come Eugenio Vitarelli) hanno dedicato a questa zona, frontiera di gran respiro e poesia. Un bellissimo ponte di carta, da preferire a quello evocato a più riprese dalla politica…
Il mare, con le sue acque ora chete ora procellose, come frontiera letteraria di grande respiro ed estrema poesia, come luogo da cui imparare e ripartire. Un luogo da conoscere non superficialmente, e per farlo c’è un testo che potenzialmente può diventare imprescindibile. Più che a turisti le specialissime guide della casa editrice Il Palindromo – vicina al decennale d’attività – sono destinate a lettori non banali, consapevoli, pieni di passione. Per la prima volta con Stretto di Carta (224 pagine, 17 euro, e una mappa allegata come per tutti gli altri otto libri di questa serie), firmato dal docente universitario Dario Tomasello, l’officina palermitana (collana diretta da Salvatore Ferlita e Fabio La Mantia) indaga non all’interno di un perimetro metropolitano, ma fra due sponde opposte, tra due popoli, in una delle zone di confine d’Italia, che probabilmente potrà ispirare operazioni simili.
Sguardo rigoroso, più che narrativo
Dal mito, anche moderno, con il nume tutelare Stefano D’Arrigo grande protagonista, il saggio di Dario Tomasello si avventura parecchio anche nelle ultimissime pubblicazioni (manca Trema la notte di Nadia Terranova, ma giusto perché è stato pubblicato dopo), con riflessioni che lambiscono i nuovi narratori (da Giovanna Giordano a Guglielmo Pispisa, da Filippo Nicosia e Michele Ainis, da Catena Fiorello a Francesco Musolino). La mano del docente dell’ateneo peloritano si vede tutta: non un’analisi per super specialisti del settore, ma certamente si sente un tono dotto e accademico, lo sguardo dello studioso, abituato a fare certi distinguo, a essere chiaro e preciso fino alla pedanteria. Rispetto a qualche altro volume della collana, questo è più cerebrale e rigoroso, meno sentimentale: l’indagine critica ha il sopravvento sullo sguardo narrativo, ma in questa sede comunque lo consigliamo, è un pezzo di gran classe.
Spazio neutro, ma ricco di suggestioni
L’avventura extraurbana, l’immaginaria e reale traversata dello Stretto, sulle pagine di Dario Tomasello, abbraccia creature (come non pensare subito alle femminote di D’Arrigo?) e paesaggi, idee e comuni identità fra una sponda e l’altra. Partenze, approdi, separazioni e addii: di tutto ciò, in un eterno ritorno, si legge. Particolarmente riusciti i brani dedicati a come Bartolo Cattafi, Consolo, Bufalino, Isgrò e Maraini vedono lo Stretto e ne scrivono, meritorie le pagine dedicate a un grande dimenticato, Eugenio Vitarelli (cercatelo nel catalogo Mesogea). Luoghi reali, fantasie e visioni, nelle mille voci scandagliate in modo certosino, costruiscono quello che l’autore, chiamando in causa Roland Barthes, considera uno spazio “neutro”, sospeso, eppure ricco, stratificato, colmo di stimoli e suggestioni. In assenza del ponte evocato periodicamente dalla politica, ci accontentiamo ampiamente di questo ponte di carta, preferendolo di gran lunga.
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