Tutto è dissidio in Pasolini, l’omaggio di Recalcati

In “Pasolini. Il fantasma dell’origine” lo psicanalista Massimo Recalcati spiega, opere alla mano, come l’estetica pasoliniana sia imperniata sul concetto di contrasto e divisione. Una lacerazione che non va intesa come debolezza in Pasolini, ma come punto di forza, che si trasforma in un metodo analitico del lavoro intellettuale…

Ci si deve fidare dei libri. Che siano autori già noti alla nostra consolidata confort zone di letture o mai approcciati, c’è sempre una ragione se ci soffermiamo su una copertina, piuttosto che un’altra o approfondiamo in quarta, anziché lasciar correre.

Quella contraddizione

Riguardo a Pasolini, autore che è un faro per me, c’è sempre stata una domanda che mi sono posta circa un contrasto che si può avvertire nella sua produzione letteraria.

Mi riferisco a quella contraddizione, apparente o reale che sia, tra l’uomo teso verso l’evoluzione del pensiero, il provocatore, l’innovatore che spesso sembrava arenarsi di fronte a concetti che definire reazionari è dire poco.

Basti pensare a quando inveì contro l’aborto. Motivò, come ogni buon letterato e intellettuale la sua posizione, ma nei meandri delle motivazioni che aggiunse alla condanna nei confronti dell’eliminazione in fieri della vita, le sue parole appaiono ancor oggi incomprensibili, se si considera i suoi ontologici aneliti di verità e libertà. 

Eppure è storia. Docet charta. Pasolini si scagliò davvero in un’invettiva che gli valse anche la distanza cruenta, e direi troppo acerrima per non essere giudicata pregiudizievole reazione, di altri autori. Umberto Eco, fra tutti, che in quell’occasione fu duro, forse troppo, nel trascendere su profili personali e identitari; cosa che, senza alcuna velleità di cancel culture, si può leggere pacificamente come fuori posto in un mero confronto dialogico. 

L’analisi della psiche

Ebbene, questo breve saggio pubblicato da Feltrinelli Pasolini. Il fantasma dell’origine (64 pagine, 10 euro), a firma del sempre ottimo Massimo Recalcati, mira proprio a leggerne la poetica in rapporto alla psicologia e all’aspetto formativo e mi ha acceso importanti luci che fanno un po’ di chiarezza sulle mie domande e rendono giustizia di quel contraddittorio atteggiamento dello scrittore. Non è la prima volta che Recalcati scrive di Pasolini. Questo libricino è solo l’ultimo in ordine di tempo di una produzione sul tema molto interessante e sempre mirata a sceverare nodi importanti dello scrittore-intellettuale. Pasolini. Il fantasma dell’origine è un mini saggio che spiega bene l’anima pasoliniana attraverso l’analisi della psiche dello scrittore, partendo proprio dalle sue opere. Recalcati illustra chiaramente che la contraddizione in Pasolini non è solo apparente, è ontologica; esiste e in essa si compongono le tante anime pasoliniane, scaturite dalla sua esperienza formativa ed eredità educativa, anche inconsapevole. Provocazione, ma anche gentilezza d’animo, esibizionista eppure introverso, partecipe della mondanità, ma profondamente solitario, tutto è dissidio in Pasolini. Tutto è Pasolini.

Lacerante realtà di scissione

Lacerazione, la chiama Recalcati. Un costante interfacciarsi dell’interiorità dell’uomo Pier Paolo con quella del Pasolini scrittore e intellettuale. Parte della sua opera scaturiva proprio da un dialogo frammentato e travagliato con la sua Origine. 

Pier Paolo Pasolini era un giano bifronte. Una doppia faccia di drammatica bellezza e dannazione. Questa essenza esce con vigore tridimensionale dalle pagine di Recalcati. Facce della stessa medaglia, in Pasolini l’anelito di vita si accompagna al senso della perdita irreversibile. Lacerante realtà di scissione, frutto di un trauma inassimilabile che è la perdita dell’Origine, rappresentata anche dal rapporto con il padre e il simbiotico relazionarsi con la madre, dall’incapacità di essere nella Storia universale, senza rinunciare alla storia personale. Questa lacerazione lo scrittore la porta con sé ogni qualvolta si misura con i grandi temi: la religione, la politica, la società, la sessualità o, meglio, quello che Recalcati legge come una religione del corpo. Lo psicanalista spiega, grazie al confronto con le opere dell’autore, in che modo l’estetica pasoliniana è imperniata sul concetto di contrasto e divisione. Il progresso è separato dallo sviluppo, il popolo che diventa “classe” si separa dalle sue origini, il corpo che non vive più assimilato, bensì scisso dalla natura, dalla campagna, si trasforma e degrada; nell’esistenza della vita c’è la mancanza. Tutto ruota intorno a un gioco di vuoti e pieni. Di questo dialogo tra opposizioni, lo psicanalista traccia una disamina perfetta accessibile anche ai non addetti ai lavori, malgrado usi un tono accademico e professionale. Uno scritto che rende onore a Pasolini, spiegando come la lacerazione non vada intesa quale anello debole della sua personalità, bensì come punto di forza, che si trasforma in un metodo analitico del lavoro intellettuale.

Verso il futuro, con un piede nel passato

L’esergo, estrapolato da Le lettere, scelto da Recalcati, è premessa e spiegazione del lavoro di questa piccola opera: “Sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sulle pietre”. Pasolini è così che si percepisce. Teso verso il futuro, ma con un piede in una cultura del passato dalla quale non riesce a distaccarsi perché è lì che secondo lui, permane l’umanità. È nella cultura contadina, nella semplicità del ritmo che sopravvive l’uomo.

Pasolini, è come le lucciole del suo scritto sulla scomparsa delle lucciole, contenuto in un famoso articolo del 1975 dal titolo Il vuoto del potere in Italia. Recalcati lo richiama per spiegare il senso ultimo della simbologia pasoliniana. Piccoli insetti quali paradigma del passar del tempo in un mondo che prima era abitato dal mistero e che sarà violentato e travolto dall’industrializzazione. Una “caduta” rappresentata dallo strapotere dei media e della TV, dal neocapitalismo che si diffonde proprio grazie a quella stessa cultura televisiva, e la definitiva trasformazione dell’uomo inteso come suddito (eredità di stampo fascista) in “consumatore”. Una mutazione antropologica che Pasolini osservò incessantemente, che rappresentava la sua “ossessione artistica”, permeò la sua ricerca di romanziere e cineasta. Eppure, in uno scenario così duro, Pasolini non smise di essere poeta. E incarnò nella luce magica delle lucciole, il miracolo del mondo. La flebile luce che scompare perché altre luci più grandi e artificiali prendono il sopravvento. Stadi, concerti, auto, le luci della tecnologia, degli schemi televisivi (oggi anche i nostri smartphone, sono responsabili della fine di quella magica luce naturale, di quella umanità ancora vera perché misteriosa). 

Visionario, davvero

Le pagine che Recalcati dedica a ricostruire l’interpretazione della nascita di un nuovo tempo, post-lucciole, quel che Pier Paolo Pasolini definì un tecno-fascismo che offre oggetti di consumo e soddisfa bisogni artificiali e inutili, sono straordinarie, generando omologazione. È difficile non constatare con meraviglioso stupore quanto fosse avanti lo sguardo dello scrittore. Oggi, noi, siamo quel nuovo tipo di umanità e viviamo quei nuovi rapporti sociali che lui aveva compreso, con lungimiranza. 

Una parola abusata dal nostro tempo è visionario, Pier Paolo Pasolini è stato davvero un visionario, grazie alla capacità di essere nella Storia, pur rimanendone osservatore esterno che ha fatto di lui un intellettuale onesto e appassionato. 

Pasolini. Il fantasma dell’origine è un brevissimo saggio fruibile da tutti. Nella ricorrenza del centenario della nascita, sono state dedicate molte iniziative e opere a Pasolini, alcune sono purtroppo mere operazioni commerciali, altre sinceri contributi all’uomo e al personaggio cui, sotto il profilo culturale, dobbiamo molto, anche se per qualcuno è ancora difficile (quanto incomprensibile) ammetterlo. Nel novero delle iniziative sincere, compare di sicuro questa opera-omaggio di Massimo Recalcati. Un ammirevole esempio che mette al centro lo scrittore, artista poliedrico e ne fa oggetto di un’analisi approfondita, restituendolo in una veste più compiuta ai lettori e agli interpreti culturali. 

Un libro consigliato a tutti. A chi vuole andare al cuore della poetica di Pier Paolo Pasolini o a chi vuole accostarsi al grande intellettuale, facendosi domande e, rimettendo in discussione le risposte già trovate, come faceva lui.

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