Caste privilegiate del capitalismo digitale impongono pronomi neutri, gridano a un ambientalismo apocalittico, colpevolizzano i bianchi, esaltano le minoranze. Lo sostiene il giornalista Federico Rampini in “Suicidio occidentale”, proponendo prospettive di rilancio davanti a quello che sembra un tracollo irreversibile…
La civiltà occidentale è giunta davvero al capolinea? Siamo davvero ai titoli di coda, al crepuscolo di una storia millenaria fatta di crescita economica, guerre, valori, scoperte scientifiche ed emigrazioni? Se lo domanda Federico Rampini nel suo ultimo saggio dal titolo Suicidio occidentale (252 pagine, 19 euro), edito dalla Mondadori.
Contro un establishment
L’osservatorio del giornalista è la società americana che, oramai da qualche anno, ha ingaggiato una seria revisione della propria storia, trascinata sul banco degli imputati e condannata senza diritto di appello. È oggi in corso una rivalutazione totale e complessiva dei valori cardini dell’Occidente, in sostituzione dei quali un establishment, composto da una elite di miliardari progressisti e caste privilegiate del capitalismo digitale, impone l’uso di nuovi pronomi neutri o plurali, grida ad un ambientalismo apocalittico, promuove l’agenda dei trans gender, colpevolizza i bianchi, esalta tutte le minoranze etniche e sessuali.
La crescita della Cina
L’America è all’avanguardia in questa revisione laboratoriale dei propri valori: l’Europa segue a distanza, annaspando, orfana di una propria vera identità e sempre più vittima della sua frammentazione politica, convinta che per salvare il mondo basti solo una solida architettura diplomatica. E intanto, a poca distanza, la Cina cresce, si espande, minaccia il primato americano, proponendosi come nuova guida del pianeta, senza che niente e nessuno sembri essere in grado di arrestare la sua ambiziosa ascesa. Attraverso dei parallelismi con l’impero Romano, il cui declino fu caratterizzato da tratti e dinamiche molto simili a quelle attuali che infestano l’America, Rampini mette in guardia dal possibile tracollo del nostro mondo, nel quale però non mancano delle prospettive di rilancio: l’autore le elenca, proponendo delle possibili vie di fuga da quello che, a tutti gli effetti, appare come un masochistico e irreversibile suicidio collettivo.
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