Terzultimo atto prima del ritiro dalle scene letterarie per Don Winslow, impegnato in prima linea contro la rielezione di Trump nel 2024, “Città in fiamme” è una guerra fra bande criminali un tempo alleate, l’Iliade come ispirazione, con buoni (leali) e cattivi (egocentrici) stanno su entrambi i lati del conflitto, scatenato da una donna contesa…
Providence, Rhode Island. Agosto 1986 – Natale 1988. L’irlandese Danny Ryan, vicino ai trent’anni, spalle larghe, un metro e ottantatré, capelli castani verso il rossiccio, è seduto accanto alla moglie Terri Murphy (capelli neri, occhi viola) e a due coppie di cari amici sulla spiaggia davanti alla casa del boss italiano Pasquale Pasco Ferri. Vede uscire dall’acqua una magnifica ragazza e capisce che porterà guai. Lei è Pam, sta con Paul Paulie Moretti, il fratello piccolo della gang mangiaspaghetti. L’irreparabile accade quella sera: al party dell’estate, lo scavezzacollo degli irlandesi Liam, fratello dell’amico prediletto e della moglie di Danny, tocca un seno a Pam, gli italiani lo pestano a sangue ma sopravvive e, all’uscita dall’ospedale, la ragazza si mette proprio con lui, addirittura si sposano. È la guerra. Da quarant’anni irlandesi (di base a Dogtown) e italiani (a Federal Hill) erano amici. Alleati da generazioni, fronte comune (civile e criminale) contro altri, pubblici e privati. Capaci di controllare polizia e commerci. Gli irlandesi avevano i moli, gli italiani il gioco d’azzardo, e si dividevano a metà i sindacati. Gestivano insieme il New England. Tutto distrutto dopo una notte impazzita, una scintilla casuale per un incendio che comunque covava, lentamente e progressivamente, fra bande sia etniche che criminali. Danny, quando il padre era stato scalzato dal comando per propri errori, aveva provato a fare un lavoro duro e pulito, il pescatore di pescespada, inevitabilmente era tornato ad aiutare rispetto ai racket, ai prestiti a strozzo, ai furti. Ora fa il violento esattore. La sera prima avevano rapinato un camion di vestiti Armani nel Massachusetts occidentale. È un marito fedele, e Terri non riesce a rimanere incinta, adesso si trova a dover guerreggiare. Nei mesi e negli anni muoiono a decine, dovrà fare il capo (e il padre). Verso ovest.
Anche un’anticipazione
Città in fiamme (398 pagine, 22 euro, a pagina 376 anteprima del prologo e primi due capitoli del secondo volume della trilogia, Città di sogni), tradotto da Alfredo Colitto per Harper Collins, primo magnifico atto della nuova trilogia (già tutta scritta) dell’eccelso scrittore americano Don Winslow (New York, 1953) che ha repentinamente annunciato il successivo ritiro dalle scene letterarie. Il libro è uscito in contemporanea in decine di paesi, subito avanti nelle classifiche, a primavera 2022 Winslow sta facendo un tour promozionale di notevole successo in oltre trenta città americane ed europee, è sfinito (e invece vorrebbe dedicarsi a tempo pieno a impedire la possibile rielezione di Trump nel 2024). Come spesso in precedenza, la narrazione è in terza varia al presente, qui vi sono tre parti (la seconda da ottobre 1986 a marzo 1987, lì il titolo è quello dell’intero romanzo e Danny responsabilmente si “trasforma” in lucido stratega, pur con forze inferiori), ognuna con esergo tratti da Omero e Virgilio (Iliade ed Eneide), ognuna con vari capitoli (in tutto trentatré) e ficcanti dialoghi.
Niente di storico, tutto plausibile
Lo stato e il capoluogo (quelli in cui Winslow è cresciuto) sono messi a ferro e fuoco (da cui il titolo). Volutamente, niente di esatto storicamente, tutto plausibile e realistico. Danny è certo il principale protagonista, promosso sul campo, ma il romanzo appare polifonico e corale, buoni (leali) e cattivi (egocentrici) stanno su entrambi i lati del conflitto, tanto quanto fra chi assiste dall’esterno o dovrebbe amministrare giustizia. In sottofondo, il male infernale dell’eroina, spacciatori e consumatori. Di continuo l’autore dispensa magnifici sensibili inserti biografici, funzionali alla storia, in particolare su tre donne cruciali: Pam Davies, Cassie Murphy, sorella maggiore di Terri abusata da ragazzina, e Madeleine, la madre di Danny che lo aveva abbandonato da piccolo. La guerra non è mai ordinata, in ogni campo scattano competizioni e gelosie, accanto a rigide cieche fedeltà e al bisogno di insospettabili alleanze. Segnalo la farfalla monarca, a pag. 226. Vino e whisky, inseparabili a distanza. Canzoni italiane e irlandesi d’epoca, separate ma universali, chiunque le canti. Bruce Springsteen, ringraziato cantore dei medesimi luoghi.
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