Una bella quarantenne è al centro di “Becco Pieno”, romanzo di Carlo De Rossi, concentrato di contraddizioni aderenti ai tempi asfissianti che viviamo, fatti talvolta di solitudine, becero materialismo e infinita attesa per qualcosa che non arriva…
Sexy. Accattivante. Cinica. Fragile. Disillusa. Innamorata. Aggressiva. Con questi e altri mille aggettivi si può tentare di definire Graziella Fasano Pace, la protagonista di Becco Pieno (220 pagine, 16 euro), ultima fatica letteraria di Carlo De Rossi, pubblicata da Pathos edizioni. Il diario virtuale di una donna, di una madre, di una imprenditrice si trasforma in un bellissimo esperimento letterario in cui vestire i poliedrici panni di questa femme fatale, divisa tra relazioni più o meno occasionali, progetti di vita, bilanci familiari e desiderio di riscatto.
Spavalderia come forma di tutela
La silhouette della narrazione – secca, asciutta, estremamente diretta – favorisce una lettura in cui non ci sono prese di posizione, vengono meno i giudizi, per lasciare spazio al tocco fotografico dell’Autore che qui regala un ritratto di donna che è poi quello di molte che potremmo conoscere. Donne la cui spavalderia altro non è che una forma di tutela, nella quale la ricerca di spiritualità e di un equilibrio interiore rappresentano invece il riflesso oscuro di un tormento da cui non riescono a liberarsi. Becco Pieno di Carlo De Rossi è un concentrato di contraddizioni perfettamente aderenti ai tempi asfissianti che tutti viviamo, fatti talvolta di solitudine, becero materialismo e infinita attesa per qualcosa che si spera possa arrivare, ma che poi alla fine non giunge mai.
Emozioni perdutamente vere
Questa bella quarantenne, che come una valchiria cavalca le pagine del libro di Carlo De Rossi, è lo specchio dove possiamo rifletterci. Le chat alle quali si abbandona la protagonista, con le sue riflessioni spicce, ci dicono di un’esistenza in continua tensione, in cui la voglia di affermarsi cerca di prevalere sulla tentazione di lasciarsi andare. Carlo De Rossi ha intessuto un’opera agrodolce: leggerla significherà dare la stura ad un concentrato di emozioni diverse tra loro, ma legate da un medesimo comun denominatore: saranno tutte perdutamente vere.
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