Nuova edizione di “Breve storia del romanzo poliziesco” di Leonardo Sciascia, veloce excursus sugli alfieri del genere da parte di uno scrittore che seppe andare oltre con parecchi suoi libri: non più passatempo, il giallo, ma analisi e denuncia
Da lettore e da editore, ancor prima che da scrittore, Leonardo Sciascia frequentava il poliziesco, ragionando sul genere, pescando perle, azzardando felici paragoni. Nella sua vasta produzione pubblicistica più di una volta era tornato sull’argomento. Con la consueta asciuttezza, con la solita compiutezza. Spiegando, ad esempio, in anticipo su gran parte della critica più paludata, la grandezza di Georges Simenon, contrapponendolo alla scuola hard-boiled americana, per esempio in uno degli articoli raccolti ne Il metodo di Maigret e altri scritti sul giallo (ne abbiamo scritto qui). Volumetto complementare a questo, che appare in una nuova edizione, è Breve storia del romanzo poliziesco (42 pagine, 6,50 euro), pubblicato da Graphe.it edizioni.
Breve excursus con vetta
E se tutti gli ingredienti del moderno romanzo poliziesco, che presuppone una metafisica, fossero già tra le pagine della Bibbia, precisamente nel Libro di Daniele? E se il lettore di gialli, desideroso di riposo intellettuale, si identificasse con la spalla del protagonista, intellettualmente passivo e inferiore, rispetto al geniale investigatore di turno, quasi investito da una “grazia illuminante”? E se, psicologicamente, questo lettore fosse più simile, assimilabile a uno spettatore cinematografico che a un lettore vero e proprio? Per Leonardo Sciascia questi interrogativi hanno risposta affermativa e sono assunti di partenza, nel fissare il genere con una bella lente d’ingrandimento e nel passare in rassegna, in un “sommario excursus”, Charles Auguste Dupin, Sherlock Holmes, Philo Vance, Hercule Poirot, miss Marple, Samuel Spade, Mike Hammer, Nero Wolfe. Tipi più che personaggi. Personaggio è, invece, Jules Maigret. E si torna alla superiorità di Simenon…
Non soluzione a un enigma, ma atto politico
Questo testo di Leonardo Sciascia, rispetto al canonico, che fa parte del volume Cruciverba, edito da Adelphi, è arricchita dallo scritto di una scrittrice e saggista, l’introduzione di Eleonora Carta, che prova a confutare “dolcemente” quella che sembrerebbe un’avversione per i gialli e i giallisti da parte di Sciascia. La strada in qualche modo l’aveva indicata con la sua stessa opera: allontanare il genere dai margini, dandogli spessore, dignità e riferimenti simbolici, destrutturando parecchi canoni, facendone una cartina di tornasole della società: più che risolvere un enigma, il poliziesco deve contrastare una cultura, deve analizzare e denunciare, prima che ricomporre l’ordine infranto. Diventa atto politico. E Carta lo spiega con chiarezza e trasporto, in una manciata di pagine.
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