Ciò che leggiamo diventa parte della nostra storia personale e la potenza della lettura è far diventare noi stessi oggetto della ricerca di un senso. Lo fa emergere bene Afonso Cruz tra le pagine del suo volume “Il vizio dei libri”, appassionato elogio della lettura e collezione di aneddoti di vite dedicate ai libri
Nel testo O imperativo da literature Gonçalo M. Tavares afferma che la letteratura provoca cambiamenti di traiettoria, causando incontri inaspettati. I libri, in altre parole, sono possibilità di incontro.
In questo senso il libro più recente di Afonso Cruz arrivato in Italia, Il vizio dei libri (128 pagine, 17,90), tradotto da Nunzia De Palma per Officina Libraria, è un crocevia di sentieri, di storie, di geografie lontane, di persone che sfociano in svariati e fortuiti incontri. Si tratta di un appassionato elogio della lettura, quell’attività familiare tanto cara a noi lettori, con la quale ci prepariamo ad ascoltare una storia e iniziamo un viaggio.
Ecco allora apparire curiosi aneddoti di vite dedicate ai libri in un percorso che va dal Brasile della piccola cittadina di Olinda alla Bagdad stravolta dalla guerra, da un Balzac sconcertato dinanzi alla morte di un suo personaggio alla biblioteca del faraone Ramses II, senza tralasciare personalità di spicco come Kafka, Edith Wharton e Borges.
Impreziosiscono la lettura numerose illustrazioni che si accompagnano alla perfezione con le citazioni celebri contenute nei brevi capitoli di cui è composto questo libro e che fungono da pretesto iniziale per offrire delle belle riflessioni metaletterarie sul ruolo e l’importanza dei libri e della lettura nelle nostre vite.
Il vizio dei libri è una virtù
“Un poeta”, ci racconta l’autore, “quando scrive una poesia e alza il foglio su cui l’ha scritta, scopre un’interminabile pila di poesie su cui sono stati scritti tutti i versi che hanno preceduto i suoi”. In fondo è in questo che consiste l’interstualità e che nella penna di Afonso Cruz si traduce in un continuo rimando a libri su libri.
Il filo conduttore della raccolta è che “al contrario di tanti vizi, quello dei libri è, in realtà, una virtù”. Seguono poi svariate argomentazioni e testimonianze in supporto alla tesi proprio perché se è vero che, come ha sostenuto Edith Wharton, “nessun vizio è così difficile da sradicare come un vizio che sia considerato una virtù”, quello dei libri, si sa, è uno dei più persistenti ma, al tempo stesso, uno dei più salutari.
Poiché i libri fanno apparire inusuale ciò che è quotidiano il mondo riacquista importanza e attenzione (“quando facciamo attenzione al mondo esso acquista realtà”). Una sorta di difesa contro il pericolo dello svuotamento delle cose, contro la perdita di senso, un continua ricerca di senso per “non rinunciare”, volendo accogliere l’appello del verso citato della famosa poetessa portoghese Sophia de Mello Breyner Adresen “questo è il tempo in cui gli uomini rinunciano”. La potenza della lettura è che anche noi stessi diveniamo oggetto di quella ricerca perché, ci ricorda l’autore, “attraverso la storia di un eroe guardiamo la nostra vita”.
Una biblioteca è un’autobiografia
La conclusione che possiamo trarre è allora che le storie che leggiamo nei libri diventano parte della nostra storia personale e ciò che le tiene insieme non è altro se non la condivisione profonda di un’emozione, che smette di essere altrui per diventare irreversibilmente nostra.
“Borges diceva che una biblioteca è un’autobiografia. La mia autobiografia ormai non mi entra più in casa”.
Dei moltissimi aneddoti che potrete divertirvi a scoprire leggendo il libro riportiamo quelli che ci hanno colpito di più, ma preferiamo non rivelarvi il contenuto, proprio per non rovinare il piacere della lettura, limitandoci ad indicare i titoli:
– La poesia fa arrestare i poeti, causa incidenti e affonda barche
– Ma la poesia può anche salvare città e liberare schiavi
– La storia del lettore galeotto
– Il poeta che fu assassinato dai suoi libri
– Come trovare la felicità nei libri che non abbiamo letto
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