La guerra di Crimea secondo Tolstoj e le inquietanti analogie…

L’esperienza da volontario di Tolstoj in Crimea si trasformò, sulla pagina, ne “I racconti di Sebastopoli”. Anche allora imperi contrapposti scatenarono un conflitto globale per controversie travestite da contrapposizioni ideologiche

In mezzo a tanti libri, tra saggi politici e romanzi di guerra, alcuni già letti, altri nuovi interessanti suggerimenti, ho pensato di rileggere I racconti di Sebastopoli di Lev Nikolaevic Tolstoj. Ufficiale della 14ª brigata di artiglieria dell’esercito russo, l’uomo che sarebbe diventato il celeberrimo autore dei più grandi classici della letteratura universale, ha partecipato, da volontario, nel 1854 durante la guerra di Crimea, all’assedio di Sebastopoli, lasciandoci in eredità tre preziosi racconti che precedono l’epopea di Guerra e pace, allo stesso tempo, un opera d’arte letteraria e un documento storico.
Per la prima volta nella letteratura russa, con una rappresentazione realistica della guerra e della psicologia umana, Tolstoj ha condiviso un’onesta visione della guerra permettendo ai lettori di vedere attraverso il suo racconto il dolore, il sangue, la sofferenza e la morte di giovani soldati e di ufficiali rampanti; lasciando anche testimonianza degli atti di coraggio che ebbero luogo in quei tristi giorni, da entrambe le parti.

Dal carbone alla religione

I due più grandi imperi del XIX secolo, quello britannico e quello russo, il primo dominante sui mari, il secondo sull’immensa massa continentale euroasiatica, si contendevano il dominio del mondo a colpi di carbone. Quel combustibile, che aveva creato la rivoluzione industriale nei paesi che ne avevano disponibilità, aveva anche prodotto un surplus economico che fu in gran parte utilizzato per costruire le loro potenze militari. Tutto sembrava limitarsi ad un gioco di posizioni, senza mai portare ad un conflitto aperto, fino a quando i francesi agitarono le acque cominciando una querelle su una questione banale a proposito dei diritti dei cristiani che vivevano nei territori dell’Impero Ottomano.

La guerra mondiale zero

La guerra di Crimea considerata la guerra mondiale “zero”, per l’impiego e l’impegno di uomini e mezzi militari, scoppiò dunque, sulla carta, per una controversia territoriale travestita da crociata ideologica. In un’epoca in cui i concetti di democrazia e autodeterminazione dei popoli non esistevano ancora, la difesa dei valori religiosi era il baluardo di tutti gli eserciti. Ecco che quando le più grandi potenze europee cominciarono a contendersi, tra insulti e minacce, il titolo di “protettori dei cristiani in Palestina“, il sultano ottomano ne approfittò per liberarsi del giogo dello zar che voleva conquistarsi l’accesso al Mediterraneo attraverso il Bosforo, sentendosi forte e con le spalle coperte da inglesi e francesi che invece, avevano tutto l’interesse a frenare l’espansionismo russo privandolo dello sbocco navale.
L’escalation che portò ad una guerra totale fu, probabilmente, qualcosa che nessuno dei leader coinvolti potè controllare, complice anche una propaganda “russofobica”, non sofisticata e di massa come quella contemporanea ma di sicuro molto incisiva.

L’equilibrio mondiale

Nel corso degli anni gli imperi hanno cambiato nome, ma la lotta strategica per la supremazia del mondo è rimasta uguale. Il dominio britannico nel corso dei decenni seguenti è andato in declino, rimpiazzato da quello statunitense; prima l’impero zarista, poi l’Unione Sovietica sono spariti e, nel 1991, è nata la Federazione Russa. Ma Il conflitto resta aperto e il contenzioso irrisolto, i confini sud-occidentali russi e la penisola di Crimea (affidata all’amministrazione ucraina) restano uno dei principali punti di attrito per l’equilibrio mondiale. Oltre all’importanza del porto militare di Sebastopoli, il valore strategico-militare ed economico di quei territori per la Russia è talmente alto che nessun capo di Stato potrebbe sognarsi di abbandonarli senza difenderli con tutti i mezzi possibili.
Molte le inquietanti analogie con fatti e protagonisti di oggi. Per questo “Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro” come scriveva Tucidide, che di storia e di guerre un po’ se ne intendeva.

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