Per accostarsi a “L’assurda evidenza” di Francesco D’Isa bisogna accantonare le categorie filosofiche conosciute e immergersi in un universo inquietante. Per scoprire uno sguardo di stupita meraviglia sui paradossi dell’esistenza, mitigati dalla bellezza collaterale, che vede solo chi non si arrende all’evidenza
Tutto ciò che conoscevo, o credevo di sapere, riguardo le categorie filosofiche, è stato necessario che io lo mettessi da parte, perché L’assurda evidenza – Un diario filosofico (88 pagine, 13 euro) di Francesco D’Isa, edito da Tlon, rappresenta un banco di prova anche per chi respira filosofia insieme a boccate d’ossigeno. Il libro consegna, a primo acchito, alla vista e al tatto, un’idea di leggerezza, di apparente inoffensività, anche se il teschio messo lì, sullo sfondo di copertina, un segnale avrebbe dovuto darmelo…eppure raccomando sempre ai miei alunni di non sottovalutare mai il nemico, di non dare mai nulla per scontato.
Questa è una di quelle occasioni in cui ammetto candidamente di essere felice di avere soppesato male, solo inizialmente è ovvio, la materia della mia indagine letteraria. Come in una delle puntate più riuscite del Tenente Colombo l’assassino si conosce fin dal principio, ma l’apparenza appare assurda, come ci indica già il titolo dell’opera.
Aspettando Godot
Dopo i primi momenti di spaesamento, poiché appare chiaro che non si può sorvolare neanche su una virgola de L’assurda evidenza, resta solo una cosa da fare, aspettare Godot…
Risoluzioni definitive, ipotesi verificate, non arriveranno, non potranno arrivare, ed è esattamente qui che risiede il fascino seduttivo di quest’opera. Guai a cercare fra le sue pagine una soluzione oltre ogni ragionevole dubbio perché si rimarrebbe pietrificati come sotto lo sguardo di Medusa, che a ben guardare è il nostro stesso sguardo riflesso in uno specchio. Si resterebbe bloccati dalla nostra stessa ansia di certezze, di rassicurazioni.
Francesco D’Isa sa benissimo, però, cosa fa. Come una donna consapevole del suo potere di attrazione, che maschera abilmente sotto le mentite spoglie di un’apparente noncuranza dell’interesse altrui, l’autore si presenta a noi sotto l’innocua veste del redattore di un semplice diario personale, senza pretese evidenti di autorevolezza accademica.
Non lasciatevi ingannare, le cose non stanno così, proprio per nulla.
Il gatto di Schrodinger
Per me L’assurda evidenza ha rappresentato, fra le altre cose, una sfida continua a smascherare i continui rimandi a filosofi e filosofie di ogni provenienza temporale e geografica e di ogni temperie culturale. Una partita a scacchi tentando di battere l’avversario con i suoi stessi pedoni.
Come davanti al paradosso del gatto di Erwin Schrodinger permane in me il dubbio circa le mie reali intuizioni, ma questo mi ha spinto oltre i limiti dei miei usuali orizzonti. Oltre la siepe, di leopardiana memoria, ho scoperto nascondersi possibilità nuove, interrogativi inconsueti e congetture mai ipotizzate.
Vanilla Sky
Leggendo il libro di Francesco D’Isa sono stata trasportata, quasi risucchiata, in un universo lucidamente inquietante alla Vanilla Sky, un piccolo capolavoro cinematografico che ho amato moltissimo, anche perché il finale rimane aperto.
Come Calderon de la Barca mi interrogo se la vita in realtà non sia sogno, se non potrei essere vittima del genio maligno paventato, e poi scongiurato, da Cartesio, e se anche io, come il protagonista della pellicola di Cameron Crowe, sceglierei la consolazione dell’oblio piuttosto che la tragica accettazione della vita, in tutta la sua potente commistione di paradossi, continuamente alternanti di fronte a un’umanità, quasi del tutto, inconsapevolmente esistente.
L’attesa dell’aurora
L’assurda evidenza è intrisa di letteratura, poesia, filosofia, che nutrono la curiosità anche del lettore più esigente. La mano sapiente dello scrittore fa in modo che tutta questa ricchezza di significati venga scoperta pian piano, come quando l’aurora spunta leggera ma inesorabile, conducendo con sé, in un arcobaleno stupefacente di colori, un nuovo giorno, che non potrà mai ripetersi uguale a nessuno che lo ha preceduto.
Francesco D’Isa ha voluto consegnarci, a suo modo, uno sguardo di stupita meraviglia sui paradossi dell’esistenza, mitigati nella loro ferocia dal persistere della bellezza collaterale, che si dispiega, però, solo davanti agli occhi di chi, ostinatamente, non si arrende all’evidenza.
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