May Sinclair, se il surreale irrompe nel quotidiano…

Tra l’immaginario e l’onirico, in una realtà altra, conducono i racconti di May Sinclair che si trovano nel volume “La scoperta dell’assoluto e altre storie del mistero”. E l’amore è forza propulsiva della vita terrena e di quella ultraterrena…

La lettura progressiva dei racconti di May Sinclair riuniti nel volume La scoperta dell’assoluto e altre storie del mistero (304 pagine, 19 euro), tradotto da Cristina Cicognini per 8tto edizioni, offre la possibilità in itinere di trasferirsi in una realtà altra, in un contesto in cui il freudiano es domina incontrastato di fronte ad ogni inutile tentativo dell’io di scendere nella realtà, nell’hic et nunc, nell’accettazione razionale della fisicità di questo mondo e di questo tempo così com’è, al di là di ogni illazione tra l’immaginario e l’onirico che qualsiasi indizio potrebbe far sorgere. Situazioni al limite, che solo nel saggio di Salamon Resnik, Sul fantastico, avrebbero potuto trovare inserimento e spiegazione.

Morte e fantasmi

Il primo racconto di May Sinclair, Dove il fuoco non è estinto, è un lungo flashback in cui la protagonista, Harriot Leigh, alla fine diviene anche diacona e dopo la morte rivede e rivive i vari momenti della sua vita, sino ad arrivare alla bellezza della sua prima infanzia. Una sorta di contrappasso dantesco, ma per analogia attraverso il quale rivive il già vissuto, incontra e patisce per l’eternità con la stessa persona, la pena per aver disonorato l’amore. Il secondo racconto, L’emblema ci porta anch’esso in un mondo di fantasmi in cui l’elemento fisico, in questo caso un tagliacarte, regalato al protagonista Donald da George Meredith, viene considerato un oggetto importante “perché testimoniava la sua intimità con il grande uomo” (par.1, pag.51) e di conseguenza, diventa l’emblema dell’assenza di manifestazione d’amore per lei, Cicely; bisogna che il tagliacarte venga nascosto e poi distrutto, perché la donna ormai morta, non torni più come fantasma in quella casa.

L’amore non corrisposto

Anche in questo racconto di May Sinclair, come nel primo e negli altri successivi il disonorare l’amore con la non corrispondenza, fa sì che chi ha amato, continui ad amare per l’eternità e tolga con il suo persistente esserci la pace e la serenità a chi non ha corrisposto. L’Amore quindi si rivela ancora forza propulsiva dell’esistenza e non solo di quella terrena, ma anche di quella ultraterrena, infatti la non corrispondenza crea tormento e persistenza dolorosa e ne determina la concretizzazione e la presenza anche dopo la morte attraverso luoghi, oggetti, persone che di quella passione sono stati protagonisti. Nei sopravvissuti l’elaborazione delle memorie traumatiche diventa quasi impossibile, come se quasi si creasse un rapporto affettivo tra il soggetto e il trauma subito.                                                                                    Con una prosa semplice, chiara, la narratrice in posizione eterodiegetica introduce il lettore in un mondo misterioso, surreale, che, seppur presente talvolta solo nella nostra mente, non per questo non può non diventare elemento condizionante e operante nel nostro vivere quotidiano.

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