Non solo chimico e scrittore, Primo Levi, ma anche linguista e dialettologo. Come emerge da una conversazione con la giornalista Milvia Spadi, divenuta libro, “Le parole di un uomo. Incontro con Primo Levi”
Primo Levi (Torino, 1919-1987), ebreo e partigiano, fu chimico e scrittore prima e dopo Auschwitz, di cui ci ha lasciato indimenticabile memoria. Con curiosità e grazia, sensibilità e dottrina, praticò pure un terzo amato mestiere: fu linguista, filologo, dialettologo. Fra innumerevoli lasciti molto noti e ripresi vanno sempre ricordati tre cruciali indirizzi assumibili da ogni cittadino nelle proprie consapevolezza e azione: il parlare chiaro (in un’intervista del 1976 Levi mostrò fastidio per l’esibizione linguistica e per i venditori di gergo), il sistema periodico (la chimica è antifascista perché è disciplina in cui le parole corrispondono alle cose), le due culture (sia tecnici che letterati svolgono lavori sotto il segno del fare, lavori anche pratici, un tutt’uno per gli umani sapienti).
Un’intervista
A pochi mesi dalla morte, nell’autunno 1986 l’ottima giornalista italiana Milvia Spadi lo intervistò lungamente per la rete radiofonica tedesca Westdeutscher Rundfunk. La trascrizione di quella conversazione è poi divenuta il prologo a un bel libro – Le parole di un uomo. Incontro con Primo Levi (208 pagine, 12 euro) per l’editore Di Renzo – che contiene interviste a personalità, riflessioni storiche, brevi saggi, raccolti dall’autrice per approfondire successivamente i diversi temi trattati con Levi, ben affrontati o poi riproposti in occasione della celebrazione della giornata della memoria del 27 gennaio (dal 2001).
L’attenzione alle parole
Milva Spadi ricorda che Primo Levi usò più volte la lingua tedesca nella conversazione del 1986, alla ricerca dell’espressione adeguata al suo pensiero. I nazisti si rivolgevano ai prigionieri solo nella “propria” lingua, sicché comprendere il tedesco era vitale per la sopravvivenza, frasi e concetti hanno continuato a vivere nell’animo dei reduci in vario modo, sociale e psicologico. Ogni paragrafo della seconda parte del volume riprende un argomento di Levi con una sua frase nel dialogo (il titolo combina appunto l’attenzione alle parole e la denominazione del testo più famoso e tradotto): la scuola e la memoria con alcuni studenti dell’Istituto Leonardo di Vinci di Roma; gli ebrei fascisti e i tedeschi internati, attraverso riferimenti a Riccardo Ovazza, Alexander Stille, Fey von Hassell; il nazismo, il fascismo e i loro figli, con riflessioni lunghe di Rolf Uesseler, Erri De Luca, Alberto Franceschini; i figli e il dolore, attraverso Esther Koppel; la normalità del reduce, attraverso Liana Millu; e tante altre preziose storie poco conosciute. La terza parte affronta cruciali elementi paralleli: la Resistenza tedesca, uno su cento; la Shoah e le leggi del regime; il ruolo della Chiesa; la ragion di Stato, attraverso l’opinione di vari storici ed esperti. In appendice altri opportuni materiali su discriminazioni e intolleranze, pure contemporanei. La prima edizione del testo di Spadi risale al 1997, la seconda al 2003 dopo l’istituzione della giornata della memoria, la nuova appare nel 2021, sempre utile in vista del 27 gennaio.
È possibile ordinare questo e altri libri presso Dadabio, qui i contatti