La maternità di Panepinto e Ruoppolo, un incantesimo… difficile

Maristella Panepinto e Laura Ruoppolo sono le autrici di “La chiamavano maternità”, libro epistolare con piccole grandi testimonianze di un… faticoso privilegio. Gioie e dolori, ritmi da cambiare, aneddoti in un libro piacevole ed utile, che rivendica orgogliosamente l’imperfezione che caratterizza tutte le mamme

“Una condizione difficile, ma benedetta, di cui essere perennemente grati alla vita”. “Un incantesimo”. Definizioni di maternità che probabilmente risuona più volte al giorno nel cuore di ogni madre, quasi l’epilogo di un volume che si nutre di maternità, senza mitizzarla, senza banalizzarla, rendendola umana, complicata, divertente. Un’avventura che segna una vita. Se lo raccontano, mail dopo mail, Maristella Panepinto e Laura Ruoppolo, agrigentine, mamme, affabulatrici, con senso dell’umorismo. Il risultato è un libro piacevole e utile, da leggere prima, durante, o dopo una gravidanza, perché è proprio vero che non si smette mai di aver bisogno di un confronto, di un conforto, non si smette mai di crescere come genitori, i margini di miglioramento sono infiniti. E il loro La chiamavano maternità (141 pagine, 15 euro), pubblicato dall’editore Navarra, è un bel sostegno. Può essere iniezione di fiducia, sprone, manuale sui generis. Nessun insegnamento, per carità, nessuna istruzione per l’uso, ma tante piccole grandi testimonianze del faticoso privilegio d’esser madre.

Uno zampino d’autore

Metti due compagne di scuola che si sono perse di vista per molti anni, e che si ritrovano sulle pagine di un giornale on line specializzato (atuttamamma.net). Metti la voglia, che cresce via via, di imbastire una corrispondenza nel bel mezzo dei primi anni del mestiere più difficile, quello di mamma, un viaggio che trasforma. Metti una grande onestà di fondo e pagine puntellate da memorie personali vivissime e da un racconto in presa diretta della vita dei figli. Metti, anche, la prefazione di una scrittrice famosissima, Simonetta Agnello Hornby, palermitana d’Inghilterra, ma molto legata anche alla provincia di Agrigento, la stessa d’origine di Panepinto e Ruoppolo: “è un libro serio – scrive Agnello Hornby – scritto con arguzia, intelligenza, onestà e tanto amore per la famiglia”.

L’orgoglio dell’imperfezione

Dalla metamorfosi dei concetti di “estate” e di “vacanza” ai perenni litigi tra fratelli – “noi genitori potremmo tranquillamente scrivere il seguito di “Guerra e (forse) pace”, scrive Ruoppolo, mamma di Anna e Niccolò – dagli sbalzi d’umore e da una generale fragilità al coraggio e ai timori ai limiti della maniacalità. Le onde del destino delle mamme (e probabilmente dei papà, a cui sono destinati carota e bastone) vanno su e giù freneticamente: si capisce da questo continuo ping pong di mail spigliate, solidali, introspettive, malinconiche (struggente il ricordo di nonna Pidda, giovanissima vedova, evocata da Panepinto) o da sganasciarsi dal ridere, che hanno come minimo comun denominatore, la rivendicazione di un’orgogliosa imperfezione che caratterizza tutte le mamme.

Non solo per le mamme

Il volume è decisamente dedicato alle mamme, ma è uno spaccato delle famiglie che cambiano volto dopo una o più nascite, famiglie che gioiscono o soffrono (si pensi al dolore infinito degli aborti, raccontato anch’esso, o all grande paura della terapia intensiva neonatale), che cambiano volto e ritmi, adeguandosi a quelli degli ultimi arrivati. E, dunque, può essere una lettura consigliata anche per papà, nonne e nonni, per cui “i nipoti sono elisir di lunga vita”. L’universo della genitorialità e di ciò che gli gira attorno è così vasto che c’è posto per tutti, sembrano dirci le autrici con punti di vista, racconti e prese di posizione che non riguardano solo e strettamente l’amore materno. Leggere queste pagine autentiche, per credere.

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