I tormenti dell’arte in un romanzo delicato e a tratti commovente, “Uomo con gabbiano sulla testa” della scrittrice inglese Harriet Paige. Un grottesco episodio trasforma un uomo senza particolari ambizioni in un pittore di fama, ipnotizzato dalla visione di una giovane donna, che ritrae con ogni mezzo
L’arte può essere una carezza o un graffio. L’arte può consolare o disturbare. L’arte può essere visione o introspezione, saggezza o sregolatezza. Tutto ciò dal punto di vista del fruitore, di chi ammira l’opera di un talento. Ma per il talento stesso, cos’è l’arte? La disparità è evidentissima, basta pensare a nomi celeberrimi che hanno fatto la storia (uno su tutti Van Gogh) e che hanno avuto una vita triste e piena di disagi, e una morte spesso ancora più triste e dolorosa. La giovane autrice inglese Harriet Paige prova a dire la sua con un romanzo delicato, lineare e a tratti commovente. Uomo con gabbiano sulla testa (256 pagine, 18 euro) è il suo esordio letterario, in Italia portato dalle ragazze di 8tto edizioni (con la traduzione di Daniela Marchiotti), dinamica casa editrice nata nel 2019 a Milano dal sogno di 4 amiche e colleghe che da sempre bazzicano il mondo dell’editoria. 8tto edizioni è dedita alla letteratura anglofona con particolare riferimento alla pubblicazione di scrittori inglesi, scozzesi e irlandesi, esordienti e non solo, autori sperimentali che talvolta sconfinano nell’avanguardia e nel surrealismo. Come Harriet Paige, per l’appunto.
L’incidente e l’ossessione
La storia di Uomo con gabbiano sulla testa è questa: un giorno del 1976 su una spiaggia dell’Essex, un gabbiano cade dal cielo e colpisce alla testa un uomo ordinario, forse addirittura mediocre e senza particolari doti o ambizioni, intento a guardare il mare dell’Inghilterra del Sud-Est. Un attimo prima di svenire, gli occhi dell’uomo (Ray Eccles) erano stati riempiti da una donna in camicetta bianca a passeggio sulla stessa spiaggia, a pochi metri da lui. Poi il gabbiano e il nulla. Al risveglio, è intontito e ossessionato dall’immagine di quella sconosciuta che in poco tempo diventa necessità: e così inizia a dipingere la donna in spiaggia su qualsiasi superficie (perfino sulle pareti di casa) e con qualsiasi cosa (dalla marmellata ai propri escrementi). Il mistero attira prima l’attenzione e la curiosità dei vicini di casa, poi del mondo dell’arte fino a farne un outsider artist. Le domande sono tante: chi è Ray Eccles? Perché questa ossessione? E chi è la donna che ritrae ossessivamente? E lei sa di essere diventata il soggetto unico di questo artista che in pochissimo tempo ha ipnotizzato il mondo?
Poi lei si girò e guardò dritta verso di lui. E in quel momento sentì un colpo secco alla testa perché un gabbiano era caduto dal cielo a cambiare ogni cosa.
Silenzi e solitudini
Un romanzo che parla di arte e di artisti, certo, ma anche di silenzi e solitudini, solitudini lontane che sembrano quasi cercarsi per tendersi la mano. Come ha fatto notare The Wall Street Journal, questo romanzo ci ricorda che la bellezza può piombare inaspettatamente sul mondo e che forse basta un singolo momento di vera attenzione, peculiarità che molti di noi afflitti da ritmi di vita ormai al limite del sostenibile, sembra abbiano perso. La penna di Harriet Paige è leggera, la sua prosa pulita, senza inutili fronzoli. Lei ha rivelato di ispirarsi a Kazuo Ishiguro e Peter Carey, ma in questa storia, spesso, quando si addentra con delicatezza nell’intimo dei personaggi, rimanda anche a Kent Haruf.
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