Una raccolta di racconti di dieci anni fa, “Quattro nuovi messaggi” è un’ottima introduzione al mondo narrativo di Joshua Cohen, che ha ormai un posto di rilievo nella jewish literature statunitense. Quattro metafore – con traduzione d’autore, di Claudia Durastanti – su come la Rete complichi le nostre vite, rendendo difficile la comprensione di ciò che è autentico e di ciò che è artificiale…
Nuovi messaggi. Nuovi, relativamente, perché risalgono al 2012, e sono stati rilanciati sull’onda del successo del mastodontico, portentoso Libro dei numeri, incensato in vita perfino dall’esigentissimo Harold Bloom. Messaggi di sicuro, avvisi di qualcosa che è ormai conclamato: nella pattuglia dei più brillanti rappresentanti della jewish literature statunitense Joshua Cohen s’è ritagliato un posto di rilievo. Ha poco più di quarant’anni e una strada spianata. Le notizie che arrivano dall’altra parte dell’oceano – e speriamo di poterne fare esperienza diretta sempre grazie alle edizioni Codice, che in catalogo hanno Lauren Groff, Ta-Nehisi Coates, Richard Mason e Brandon Taylor – raccontano di un nuovo importante romanzo (The Netanyahus), omaggio (e parodia) ai classici ebraico-americani, ma che ha come modello anche i grandi israeliani, lodato da gente come Nicole Krauss e Cynthia Ozick. Ma questa è un’altra storia…
Disavventure virali, destini da ricostruire
Il nuovo volume apparso in Italia, appunto Quattro nuovi messaggi (220 pagine, 18 euro), contiene quattro racconti precedentemente pubblicati su riviste che, nonostante un decennio fa Internet fosse altro, diciamo più “arcaico” di quello che è oggi, meno invasivo e meno contiguo alla vita vera, incarnano disagi e menzogne della Rete e li affrontano sia con ironia che con profondità. I protagonisti? Studenti, pornodive, spacciatori, giornalisti, copywriter. Con disavventure che diventano virali, destini da ricostruire, storie da inventare, smarrimenti, e in generale guai che sfuggono all’umano controllo. Con una voce, quella di Joshua Cohen, che ormai è inequivocabilmente la sua, e che in italiano è sempre resa magnificamente da Claudia Durastanti (l’abbiamo intervistata qui), ormai traduttrice consumata e super affidabile: nell’affabulare di Cohen che affastella frasi con assonanze, giochi di parole e neologismi, Durastanti trova sempre una soluzione più che apprezzabile.
Quattro esplorazioni al confine
Nella società sempre più digitalizzata, è evidente, ci sono tante trappole. Ed è sempre più complicato – dominando la cultura della connessione costante – rintracciare un significato nella vita, nel mondo e in tutte le loro declinazioni. Il Web (che al giorno d’oggi è un’appendice dei nostri corpi), ci ribadiscono sottilmente questi racconti, ci complica dannatamente le cose, è proprio difficile comprendere cosa è autentico e cosa artificiale. Anche per chi di mestiere scrive, come il protagonista (Maury Greener) del terzo racconto, o messaggio, Il quartiere universitario. Proprio lui “invitato come Scrittore in visita per l’anno accademico 1992-1993”, più che avviare il corso di scrittura, finirà per “sfruttare” gli alunni per mettere alla berlina New York, città che ha finito per rifiutarlo. Proprio su questo confine – autentico/artificiale – si muovono e ci interrogano le quattro esplorazioni che compongono questo volume agile eppure densissimo, prove generali dello scrittore ormai affermato che è l’autore del Libro dei numeri. Se volete farvi un’idea della stoffa di Joshua Cohen è un’ottima introduzione.