Torregrossa senza cliché e con un ispettore vero

Cambia rotta la siciliana Giuseppina Torregrossa: non più spazio all’Isola esotica, torna un poliziesco di ambientazione romana, dipanato sapientemente. In “Morte accidentale di un amministratore di condominio” il protagonista è un ispettore alle soglie della pensione. Un fatto di sangue lo riaccende e lo catapulta in un condominio di anziani notabili della Prima Repubblica. Dove comandano le donne…

Non amo Giuseppina Torregrossa, non mi convincono la Sicilia esotica e piena di cliché di certi suoi libri, a declinazione simil romantica o poliziesca. Ma ho fatto un altro tentativo con l’ennesimo suo libro e stavolta ho ravvisato un cambio di rotta significativo, la volontà di non rimestare nel già detto e nel già scritto, per battere altre strade. Cambiare è sempre la scelta più rischiosa per gli autori che si segnalano per i successi di vendite. Torregrossa, siciliana trapiantata nella capitale, ci prova.

Passato d’assalto e placido presente

Un giallo romano, che potrebbe essere il primo di una serie, è quello che stavolta offre ai lettori Giuseppina Torregrossa, allontanatasi dalla galassia Mondadori (aveva pubblicato per Rizzoli, oltre che per il principale editore del gruppo di Segrate) e “sposa” di Feltrinelli e Marsilio. Il giallo Morte accidentale di un amministratore di condominio (191 pagine, 14 euro), edito dal marchio veneziano, ha come protagonista un investigatore che agogna una pensione prossima, Mario Fagioli, detto il Gladiatore, un lontano passato da cacciatore di ‘ndranghetisti e un presente placido. Il delitto da sciogliere si consuma alla vigilia di Natale ed è tutt’altro che una storia semplice. Un apparente incidente, vittima Michele Noci, amministratore di condominio, che condurrà Fagioli, provato anche dalla recente scomparsa della madre, fuori da una bolla di lassismo. Saranno parecchi gli attori in scena con cui si confronterà, soprattutto le attrici, una nutrita schiera di donne (“le donne c’entrano sempre”), di voci maliziose, “un mucchio di vecchie matte con parenti importanti”. Una di loro lo… travolge:

Ispettore, per essere un poliziotto lei è proprio un ingenuo. Il condominio è una specie di paese, molti di noi abitano qui da almeno quarant’anni: si sa tutto di tutti, e la moglie di Michele era perfettamente a conoscenza della nostra relazione, ma ha sempre fatto finta di niente.

Sete di giustizia

Il copione, insomma, è tutt’altro che innocuo, e il mistero è svelato sapientemente. Porterà il lettore e l’ispettore in un groviglio che riguarda (anche) i palazzacci della Prima Repubblica, visto che ex magistrati e anziani politici abitano il condominio. Maldicenze, ricatti e gelosie dei condomini non sono semplice polvere sotto il tappeto, ma combustibile che infiamma la “rinnovata sete di giustizia” dell’ispettore, un uomo in carne e ossa, audace ma fragile, curioso e sensibile. Torregrossa regala un racconto agile, con una super testimone apparentemente poco attendibile, e un antieroe a cui, all’ultima riga, mancano poco meno di due anni alla pensione. Segno che un sequel bolle in pentola…

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