Una risposta all’articolo di Alessandro Orofino, critico a proposito de “Le intermittenze della morte” di José Saramago. Un’opinione opposta: altro che noia, la letteratura, a cominciare da questo romanzo del Nobel portoghese, scritto nel suo classico stile, è discernimento, comprensione, abbandono, passione, piacere…
Poche, piccole premesse. Non esistono quasi scrittori intoccabili, quasi non esistono anche grandissimi geni della letteratura che non hanno avuto cali di tensione nell’arco della carriera, scrivendo libri meno riusciti o in parte deludenti. Succede. Non è questo il caso, però, almeno dal mio punto di visto. Voglio dire che, leggendo l’articolo di Alessandro Orofino su Le intermittenze della morte di José Saramago sono rimasto stupefatto. Premessa nella premessa: leggo sempre con attenzione quello che scrive Orofino (non lo conosco personalmente), i suoi articoli si caratterizzano per un estrema dedizione dinanzi a qualsiasi libro, di autori imprescindibili come di debuttanti, di grandi marchi editoriali come di sigle indipendenti e misconosciute – e questa mi sembra anche un po’ la cifra distintiva di questo sito su cui scriviamo entrambi -. Stavolta però, per me, ha sbandato, siamo in presenza di un capolavoro…
Vari livelli di lettura
A chi non è riuscito a entrare in sintonia con Le intermittenze della morte (Feltrinelli) del premio Nobel lusitano consiglio di darsi una seconda possibilità. In quelle pagine, scritte col suo solito inconfondibile stile, Saramago regala un memorabile incipit, un clamoroso finale e, in mezzo, una lezione assoluta di ironia, di come si possa scrivere una storia fantastica con tono assurdo e paradossale. Molto difficilmente troverete un romanzo filosofico e poetico di questa portata, che inietta ansia nelle vene e si presta a vari livelli di lettura, al di là del semplice racconto.
Tutto il resto è noia, non la letteratura
Sulla noia in letteratura si potrebbe dire e scrivere tanto. Ma a proposito di Saramago è impossibile farlo. E poi la letteratura non è mica intrattenimento, anche se siamo nel 2021 e tutto è un po’ più fluido. La letteratura è discernimento, comprensione, abbandono, passione, piacere. Anche in quei testi che, superficialmente, possono apparire tediosi. Ne L’estate la sentivo arrivare dal viale – splendido volume fuori commercio, strenna natalizia di Adelphi per chi fa acquisti sul sito della casa editrice milanese – conversazione di Roberto Calasso con Lila Azam Zanganeh, apparsa inizialmente sulla Paris Review, allo scrittore ed editore viene rivolta questa domanda: “Dove ha trovato la voglia e l’energia per decifrare Adorno e contemporaneamente studiare il tedesco, senza crollare addormentato”. La risposta di Calasso? Notevole risposta, “è stato appassionante”.