“Le intermittenze della morte” di José Saramago tra paradosso della trama e pesantezza della prosa, dialoghi forzati e linguaggio poco fluido. Da pentirsi dell’acquisto…
Bah! In assoluto uno dei libri più noiosi che abbia mai letto. A buon diritto posso sostenere che Le intermittenze della morte di Josè Saramago, edito da Feltrinelli, rientri di prepotenza nella top five dei libri che più di altri mi hanno stancato nella lettura, spingendomi, in molteplici occasioni, a interromperlo.
Scrittura manieristica
Per quanto il paradosso della trama sia anche efficace e offra a più riprese degli spunti per un’analisi che va oltre l’evidente parossismo escogitato dall’Autore, – la morte che un bel giorno decide di non far trapassare più nessuno, con inevitabili contraccolpi a livello religioso, economico e sociale – il libro risulta pesante, stopposo, addirittura fastidioso. Colpa di una scrittura pedante, troppo manieristica, che si perde in un linguaggio inutilmente d’altri tempi, soffermandosi in maniera eccessiva sui particolari e sui dettagli. Anche i dialoghi appaiono forzati, legati ad una modalità letteraria che oggi si fatica a digerire. Anche l’impaginazione ha le sue colpe.
Senza sex-appeal
Capisco l’edizione economica, ma saturare ogni singola pagina con un testo fitto fitto non agevola la lettura, né invoglia, soprattutto quando il linguaggio è già di per sé molto poco fluido. Certo, per carità, nonostante il tema apparentemente leggero, quest’opera si presta a delle riflessioni molto più profonde di quello che si potrebbe pensare. Ma rimane comunque un libro stancante, senza sex-appeal, tra i pochi di cui mi pento dell’acquisto.
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Gentilissimo, mi trova in perfetto accordo con le sue riflessioni.. pesavo fosse un testo diverso.. in alcuni momenti oltre ad essere pesante è anche un po’ incomprensibile..
peccato perché l’argomento è parte integrante della nostra vita..
Grazie per la sua convergenza