Sembra una moderna distopia, è un fantastico romanzo di formazione pubblicato oltre mezzo secolo fa per la prima volta: è “Addio al pianeta terra” di Luciana Martini, riproposto in una nuova edizione. Un libro per ragazzi considerati giovani adulti, protagonista un giovanissimo che cerca di sopravvivere in un mondo sconvolto da una tragedia atomica. Un messaggio attualissimo, ai tempi dell’emergenza climatica e della pandemia…
Si fa presto a dire letteratura per l’infanzia o letteratura per ragazzi. Luciana Martini, fiorentina di nascita, legata moltissimo alla Sicilia, dove ha vissuto (e dove ha anche ambientato qualcuna delle sue storie, Marco in Sicilia la più nota), ha scritto per i più piccoli, ma considerandoli sempre giovani adulti, non piccoli incapaci di intendere e di volere, ma lettori maturi, con cui essere onesti sempre e dunque non edulcorati, non consolatori. L’occasione per rievocarne la figura, a trentasei anni dalla scomparsa prematura, è data da una nuova uscita in libreria, dalla gioia di assistere a un prezioso recupero della casa editrice readerforblind: Addio al pianeta terra (162 pagine, 16 euro), con prefazione di Valentina D’Urbano.
Tuffarsi nella vita senza salvagente
La nuova vita di questo volume lo restituisce al titolo originale, quello con cui era stato pubblicato nel 1965 da Vallecchi, come numero 5 nella collana di narrativa per ragazzi “L’arganello”, diretta da Donatella Ziliotto. E successivamente, nel 1973, da Bompiani, introdotto da Gianni Rodari e, infine, poco prima della morte dell’autrice, ripubblicato con un altro titolo, Non deve accadere. Il suo nuovo ritorno in libreria lo mostra per quel che è, un romanzo difficile da incasellare in un genere, ma certamente di alta qualità, di grande tenuta narrativa, che non stanca mai, anzi. “Quando sarete grandi lo capirete” dice a un gruppo di ragazzi (fra i quali c’è anche il protagonista, Theo) Kruger, personaggio di un certo peso nella vicenda narrata da Luciana Martini. E dunque, Addio al pianeta terra è prima di ogni altra cosa un romanzo di formazione, la metafora di una gioventù finita in fretta, il distacco dalla famiglia e in particolare dai genitori e il tuffo nella vita senza salvagente.
Una nube radioattiva
Per di più, il mondo in cui si trova a farsi strada, da solo, a nove anni, il giovane protagonista Theo, è in disfacimento, sta crollando; si capisce abbastanza in fretta che incombe una sorta di apocalisse, un conflitto nucleare è in corso, una nube radioattiva minaccia il pianeta e l’unica salvezza sembra raggiungere le cosiddette Città Chiuse. Un percorso lungo e accidentato in cui sono l’amicizia e la solidarietà a fare la differenza. I libri di valore per ragazzi, e più in generale per chiunque, non hanno nulla da insegnare ma possono dare una mano a comprendere. Ed è questo che accade con la lettura del romanzo di Luciana Martini, nuova chicca della collana Le polveri della casa editrice Readerforblind.
Paura e coraggio
Trascorso oltre mezzo secolo, il pericolo atomico sembra scongiurato – era concreto ai tempi in cui fu scritta e pubblicata l’opera, che ha una dedica esemplare: “Ai ragazzi di tutto il mondo perché, divenuti uomini, impediscano che accada ai loro figli come ai protagonisti di questa storia” – anche se è chiara l’attualità del messaggio di Luciana Martini. L’emergenza climatica o la pandemia che tiene il pianeta nella morsa da un paio di anni sono drammi collettivi piuttosto sovrapponibili al disastro immaginato nel romanzo. Theo, perduta la compagnia dei genitori, in un’atmosfera sempre più tetra e crepuscolare, fa i conti con varie peripezie, lungo terre abbandonate, disabitate, in una storia che si nutre di paura e coraggio, di stupore, tra strade piene di soldati e teste piene di domande e di pensieri. Viaggia verso la salvezza, verso l’ignoto, il ragazzo. Come chiunque si avvia verso l’età adulta.
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